C’è ancora mare – Arcidiocesi di Otranto

 
 

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Come barche nel mare

Il mondo del mare con tutta la sua ricchezza, nella quale è difficile inoltrarsi del tutto, ci è parso possa essere, con il suo carico simbolico, la cornice giusta dentro la quale inserire i contenuti di questo sussidio per l’accompagnamento catecumenale delle coppie alla celebrazione delle nozze.

Buona parte dei paesi della nostra diocesi si affacciano sul mare. Molta della nostra gente vive della pesca, conosce la bellezza del mare, il suo profumo, le sue onde, la sua poesia ma anche il pericolo che esso nasconde quando diviene minaccioso, soffia il vento e le barche dei pescatori vengono sballottate qua e là come barchette di guscio di noci con le quali noi altri giocavamo da bambini.

Ma il mare è anche un po’ nel cuore di tutti noi. Quante passeggiate nel primo pomeriggio delle domeniche d’inverno, quando lo possiamo contemplare in tutta la sua bellezza e maestosità o ammirare nel riverbero di un tramonto fantasioso uscito dalla tavolozza del nostro Dio, che, ogni istante, continua a creare per ciascuno angoli di poesia, di trasalimenti interiori e di profonda meraviglia. Stiamo a osservare le sue onde che, con tutta la loro forza, si infrangono da secoli sugli scogli modellandoli in forme nuove, erodendo anfratti e creando caverne.

In primavera inoltrata osiamo ancora di più. Bagniamo i nostri piedi passeggiando sulla battigia e godendo delle carezze della sua acqua tiepida. Ci si inoltra nelle pinete vicine, si fanno le scampagnate, si prende confidenza con la bella stagione.

Poi l’arrivo dell’estate quando, per godere della freschezza della sua acqua e per trovare refrigerio dalla calura, improvvisiamo tuffi, facciamo una nuotata, scendiamo sott’acqua, lo sentiamo amico di giochi, lo solchiamo con le barche.

Ed ecco che la casa sulla riva, la barca, il timone, i remi, il lavoro quotidiano del pescatore di rassettare le reti, la prua, l’ancora, le vele, il faro del porto, il prendere il largo per gettare le reti diventano solo alcune delle immagini attraverso le quali prendono forma tappa dopo tappa le similitudini per parlare del matrimonio-sacramento a tutti i giovani che si affacciano nelle nostre comunità per chiederci di iniziare un cammino in preparazione alla celebrazione delle nozze.

E, allora, è fondamentale conoscere il mare dentro cui la barca degli sposi salpa, il mare della vita, della storia e della cultura dell’oggi, il contesto religioso e di fede, la condizione delle proprie radici storiche.

 Conosco delle barche, è il titolo di una canzone della cantautrice francese Mannik, che così ad un certo punto recita:

 Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita

e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.

 

E’ questo l’augurio che rivolgiamo a tutti i fidanzati, che con la Grazia di Dio e il sostegno della comunità, con la forza del matrimonio – sacramento, non abbiano timore di inoltrarsi nel mare senza paura di affondare.

 

 La commissione Diocesana di Pastorale Familiare

 



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