col ramoscello d’ulivo in mano preghiamo per la pace – il giornale della Arcidiocesi di Lecce

 
 

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Carissimi, mentre entriamo con tanta gioia e tanta attesa nei giorni santi della Grande Settimana nella quale con Gesù saremo protagonisti, e non soltanto spettatori, della nostra salvezza, in questa Domenica delle Palme affido il mio abbraccio paterno a queste righe su Portalecce.

 

 

 

Sia una settimana di gioia. Perché, nonostante il rumore delle bombe che ammazzano e distruggono e nonostante la pandemia ancora non ci abbia lasciati definitivamente, il credente ha sempre “un’arma in più”: la speranza.

Essa procura gioia nel cuore. Ed è quella stessa speranza che per me è fonte di commozione e di gioia quando sperimento con quanta generosità tante nostre famiglie, comunità parrocchiali, la Caritas diocesana, le associazioni di volontariato… aprono le loro porte per accogliere chi è disperato per la paura di non poter più rivedere un figlio, un marito, un padre… Di non poter più tornare nella propria terra, di non poter più essere ciò che era prima della follia di una guerra “sacrilega”, come l’ha definita il Papa.

Grazie, per la speranza che state regalando a questi “poveri Cristi”. Più di tutti noi, loro sono vicini a Cristo che sale il Calvario e apre le braccia per essere inchiodato e crocifisso. Contemplando in questi giorni il suo volto trafitto dalle spine, pensiamo a chi fugge dalla guerra senza speranza e con la palma benedetta in mano preghiamo il Cristo sofferente affinché tacciano le armi e torni a regnare la pace.

Sia davvero, per tutti voi, una settimana di gioia perché la croce di Cristo abbracciata con amore mai porta alla tristezza, ma alla certezza di essere salvati. È garantita la felicità senza fine se saremo capaci di credere -“senza se e senza ma” – che la misericordia del Padre non conosce limiti. D’altronde “Oggi stesso sarai con me nel paradiso”, sono state le ultime parole di Gesù rivolte a un uomo e che ascoltiamo oggi nel vangelo della Passione. Sono stati, questi, gli ultimi sospiri del Crocifisso prima di consegnare lo spirito al Padre e dare la vita per tutti noi. Sono state parole di perdono e non di certo l’attestato di coerenza ad uno “stinco di santo”, suo fedele seguace. Gesù ha pronunciato, invece, l’abbraccio di pace a un “buon ladrone”. “Buono” perché ha trovato il coraggio di riconoscersi peccatore e chiedere aiuto a quel Dio crocifisso accanto a lui. Un atto di fede in punto di morte che gli ha salvato l’anima. E il perdono di Gesù non si è fatto desiderare, è stato immediato: “oggi stesso”.

Dovremmo imparare un po’ tutti dal “buon ladrone”. Approfittiamone anche noi in questa settimana e seguiamo l’esempio di quell’uomo che nei “tempi supplementari” ha creduto nella misericordia infinita: cerchiamo il parroco, un prete, un religioso, e affidiamo al perdono di Dio le nostre miserie, piccoli o grandi che siano, sicuri che Egli non si vergognerà di noi ma anzi, siederà noi e con noi farà festa.

Buona Domenica delle Palme e buona Settimana Santa.

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