Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Costruire il futuro con i migranti.  – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

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25 settembre 2022

La giornata dei migranti, che si celebrerà il prossimo 25 settembre, ha come tema il seguente: Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati.

L’attuale situazione geopolitica e socioeconomica, ci vede particolarmente preoccupati proprio circa il futuro, quello della nostra nazione italiana, ma anche quello del mondo intero, quello di tante famiglie e lavoratori e quello dei singoli. Un futuro che, ad un primo sguardo, ci sembra pallido, incerto, quasi fosco per cui ci sentiamo smarriti e impauriti col rischio di perdere anche quello che, come comunità cristiana, ci contraddistingue, ossia uno sguardo di fiducia e speranza; fiducia riposta in Dio e nella sua paterna provvidenza, ma anche nell’uomo e nella sua ontologica propensione al bene, per cui anche se può sembrare che tutto concorra al male, in realtà l’uomo resta sempre capace di scorgere in se le energie e le forze spirituali per essere ciò che effettivamente è: operatore di bene, di giustizia e di pace, capace di custodire il creato e il fratello.

In questo scenario, un’altra cosa che rischiamo di perdere di vista è l’attenzione ai nostri fratelli migranti e rifugiati, i quali, come si vede continuano a toccare le nostre terre, anche quelle della nostra diocesi, in cerca di un futuro migliore.

La nostra sensibilità, e quella delle nostre comunità cristiane, ancora deve crescere. Resta vero che tanto si è fatto e si fa, ma, mentre ci interroghiamo sul nostro futuro rischiamo di farlo, o a prescindere dai migranti o, peggio ancora, escludendoli, come se essi rappresentassero un pericolo o un’insidia al raggiungimento di un futuro di pace e stabilità per noi.

La giornata dei migranti di quest’ anno, ci pone proprio dinanzi a questa sfida: pensare al nostro futuro insieme ai migranti, tenendo presenti due fondamentali realtà. La prima è l’accoglienza, per cui una società che non accoglie non può avere futuro, dal momento che l’accoglienza e l’attenzione verso chi soffre è il segno principale di una comunità aperta al futuro, un futuro contrassegnato non da logiche e calcoli umani ma aperto alla sorpresa di Dio, a ciò che Lui sta preparando e prepara per coloro che lo amano, come dice l’apostolo. 

Cosa Dio prepara nel nostro futuro? La pace, la giustizia del suo regno che è in mezzo a noi e che viene, e tale futuro di pace è garantito solo a coloro che lo amano. Ma amare Dio vuol dire amare i fratelli, tutti, soprattutto i poveri gli emarginati i migranti. Accogliere il migrante significa accogliere Dio che si fa prossimo a noi nella persona dei nostri fratelli e ci mette alla prova circa la disponibilità ad accogliere, insieme al fratello, anche il suo progetto d’amore per un futuro di pace.

L’altro aspetto per cui il nostro futuro, se pur contrassegnato da numerose incertezze, deve essere un futuro inclusivo dei migranti, è l’integrazione. Risulta necessario abbandonare ogni residuo di autoreferenzialità, per cui l’altro, lo straniero, ci toglie qualcosa, ci toglie futuro. 

Il fratello che viene, anche se chiede, non toglie nulla. Chi domanda non può togliere, tuttalpiù è pronto a donare, a donarsi, nella misura in cui si rispecchia in chi gli dona. In pratica, mentre noi doniamo, in realtà siamo noi a ricevere e mentre il fratello riceve, è lui che si dona, in una dinamica di reciprocità evangelica che ci fa vedere le nostre risorse, non più nostre, ma di tutti, e le risorse altrui, disponibilità aperte a tutti. L’integrazione di cui parliamo è a volte intesa soltanto a senso unico: sono i migranti a doversi integrare nella nostra cultura. Questo è vero, ed è necessario individuare le forme migliori perché questo si realizzi in un equilibrio che consenta di intessere relazioni serene, senza sbilanciamenti e squilibri sociali e culturali. Ma siamo anche noi che dobbiamo integrare il nostro modo di vedere le cose, integrare nel senso di una integrazione della mentalità, mettere ciò che manca, aprire la mente e il cuore alla novità che viene dall’altro, senza paure.

In questo senso, ancora una volta, il nostro impegno sarà caratterizzato da un rapporto osmotico tra dare e ricevere, accogliere ed essere accolti, perché forse, a volte, dimentichiamo che anche noi, sia in passato che nel presente, abbiamo avuto il desiderio di essere accolti da qualcuno, anche perché questo è in definitiva, l’anelito e il desiderio di ogni persona umana: essere accolto nel cuore del fratello, per esser accolti nel cuore di Dio.

La costruzione del Regno di Dio, a cui siamo chiamati a lavorare continuamente, comprende, come anche papa Francesco dice nel suo messaggio, i nostri fratelli migranti, dal momento che, Dio non esclude nessuno dalla costruzione del Regno, il quale ha le caratteristiche dell’inclusività. Di questo, il Santo Padre, propone una immagine, a mio avviso molto pregnante, attinta dal profeta Isaia, in cui, alla ricostruzione del tempio di Gerusalemme, gli israeliti accolsero di buon grado l’aiuto degli stranieri, che non vennero visti come invasori, ma co – costruttori del tempio, del Regno.

In allegato a questa lettera, vi invio il messaggio del Santo Padre, ricco di spunti per la riflessione personale e comunitaria. Invito i pastori e le comunità a farne tesoro. Sarebbe utile, durante le prossime settimane, promuovere nelle parrocchie almeno uno o due incontri con i fedeli, in cui si possa leggere il messaggio e porre in atto una riflessione comunitaria. Oltre a questo, propongo di vivere un momento comunitario di preghiera, con ascolto della Parola di Dio, per preparare le comunità a vivere con consapevolezza, non soltanto la giornata dei migranti, ma tutto l’impegno che deve scaturirne, per la nostra vita cristiana. 

Infine, propongo di aggiungere alla preghiera universale delle celebrazioni di domenica 25 settembre una speciale intenzione per i migranti che potete attingere dai formulari liturgici in uso, oppure da comporre in comunità coinvolgendo i laici, o ancora, utilizzando la preghiera composta da papa Francesco in coda al suo messaggio. 

Certo della vostra sensibilità e collaborazione vi saluto fraternamente e vi auguro buon anno pastorale.

Ugento, 19 settembre 2022

don Fabrizio Gallo
ufficio diocesano per la pastorale dei migranti

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