Il centenario dell’apostolato della preghiera a Corsano – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

[ad_1]

Omelia nella Messa della VI domenica del tempo ordinario
Centenario dell’istituzione della sezione dell’apostolato della preghiera a Corsano
Chiesa san Biagio – Corsano, 13 febbraio 2022

Cari fratelli e sorelle,

care zelatrici dell’apostolato della preghiera,

esprimo la mia profonda e intima gioia per l’invito rivoltomi da don William a presiedere questa celebrazione eucaristica in memoria dell’istituzione della sezione dell’apostolato della preghiera a Corsano. 

La mia gioia è motivata innanzitutto per la durata temporale. Sono passati, infatti, 108 anni dalla sua istituzione, avvenuta ad opera di don Luigi Oronzo Cosi (1884-1974)[1]. Il 5 luglio 1913, infatti, il Vescovo ugentino, mons. Luigi Pugliese, nominò don Luigi prima economo curato e poi parroco della parrocchia santa Sofia di Corsano dove egli esercitò il suo ministero pastorale fino al 1925, quando fu trasferito a Miggiano. 

Rilevante è il fatto che, solo pochi mesi dopo il suo ingresso a Corsano, precisamente il 5 dicembre 1913, don Così instituì la sezione dell’apostolato della preghiera, una delle la prima della nostra diocesi. Per comprendere l’importanza di questa data. Bisogna tenere presente che solo nel 1915 fu istituita a livello mondiale la sezione giovanile denominata la “Crociata Eucaristica”, oggi “Movimento Eucaristico Giovanile”.

Il secondo motivo che mi riempie di gioia si riferisce al valore della spiritualità dell’apostolato della preghiera, fondata sulla devozione al Sacro Cuore. A tal proposito, occorre ricordare che, insieme alle altre due principali devozioni del preziosissimo sangue di Cristo e del nome santissimo di Gesù, la devozione al sacro Cuore di Gesù era già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo. 

Il valore delle tre forme di spiritualità in san Giovanni XXIII e mons. Giuseppe Ruotolo

Sull’importanza di queste tre forme di spiritualità mi sembra opportuno citare quanto detto da san Giovanni XXIII e dal mio venerato predecessore mons. Giuseppe Ruotolo. Nella lettera apostolica Inde a primis, pubblicata il 30 giugno 1960, vigilia della festa del preziosissimo sangue di Cristo, san Giovanni XXIII scrive: «Ci sembra pertanto particolarmente opportuno richiamare l’attenzione dei nostri diletti figli sul nesso indissolubile che deve unire le due devozioni, già tanto diffuse in seno al popolo cristiano, cioè al Nome Santissimo di Gesù e al suo Cuore Sacratissimo, quella che intende onorare il Sangue preziosissimo del Verbo incarnato, “sparso per molti in remissione dei peccati”». Lo scopo, perseguito dal Pontefice, era quello di «risvegliare nell’animo dei credenti la convinzione del valore perenne, universale, sommamente pratico delle tre devozioni sopra elogiate».

A sua volta, mons. Giuseppe Ruotolo nella lettera pastorale al clero e ai fedeli per la Quaresima del 1961, dopo aver richiamato le parole del Pontefice e aver accennato al significato religioso delle tre devozioni scrive: «Il nesso indissolubile, […] balza evidente dall’unificazione delle tre devozioni nella passione di Gesù»[2]. A fondamento e al centro delle tre devozioni c’è il mistero pasquale di Cristo. Da questo centro della storia della salvezza, l’apostolato della preghiera attinge la sua linfa spirituale.

La devozione al Sacro Cuore di Gesù 

Va ricordato che la devozione al sacro Cuore si diffuse nel secolo XVII ad opera di S. Giovanni Eudes (1601-1680) e soprattutto dopo le apparizioni di Gesù a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). La prima volta avvenne 27 dicembre 1673, festa di san Giovanni Evangelista. Gesù invitò la santa a prendere il posto che san Giovanni aveva occupato durante l’ultima cena e le disse: «Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno, affinché tutto sia fatto da me».

La seconda volta, forse un venerdì agli inizi del 1674, il divin Cuore di Cristo si manifestò su un trono di fiamme, più raggiante del sole e trasparente come cristallo, circondato da una corona di spine simboleggianti le ferite inferte dai nostri peccati e sormontato da una croce, perché dal primo istante che era stato formato, era già pieno d’ogni amarezza.

Sempre nel 1674, un venerdì dopo la festa del Corpus Domini, avvenne la terza visione. Gesù si presentò tutto sfolgorante di gloria, con le sue cinque piaghe, brillanti come soli e da quella sacra umanità uscivano fiamme da ogni parte, ma soprattutto dal suo mirabile petto che rassomigliava ad una fornace e essendosi aperto, ella scoprì l’amabile e amante Cuore, la vera sorgente di quelle fiamme. Poi lamentando l’ingratitudine degli uomini e la noncuranza rispetto ai suoi sforzi per far loro del bene, Gesù le chiese di supplire a questo sollecitandola a fare la Comunione al primo venerdì di ogni mese e a prosternarsi con la faccia a terra dalle undici a mezzanotte, nella notte tra il giovedì e il venerdì. Vennero così indicate le due principali devozioni: la comunione al primo venerdì di ogni mese e l’ora santa di adorazione.

La quarta rivelazione ebbe luogo il 16 giugno 1675 durante l’ottava del Corpus Domini. Nostro Signore le disse che si sentiva ferito dalle irriverenze dei fedeli e dai sacrilegi degli empi, aggiungendo: «Ciò che mi è ancor più sensibile è che sono i cuori a me consacrati che fanno questo» e chiese che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, fosse dedicato a una festa particolare per onorare il suo Cuore e riparare le offese da lui ricevute. Inoltre indicò come esecutore della diffusione di questa devozione, il padre spirituale di Margherita, il gesuita san Claude de la Colombiere (1641-1682), superiore della vicina Casa dei Gesuiti di Paray-le-Monial.

La festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta in Francia, probabilmente nel 1685. Nel 1765, la Sacra Congregazione dei Riti affermò essere il cuore di carne simbolo dell’amore. Papa Pio VI (1775-1799) nella bolla “Auctorem fidei”, confermò quanto detto dalla Congregazione notando che si adora il cuore “inseparabilmente unito con la Persona del Verbo”. Il 6 febbraio 1765 papa Clemente XIII (1758-1769) accordò alla Polonia e all’Arciconfraternita romana del Sacro Cuore la festa del Sacro Cuore di Gesù; nel pensiero del papa questa nuova festa doveva diffondere nella Chiesa, i passi principali del messaggio di santa Margherita, secondo la quale «l’amore rende le anime conformi»

Dopo l’esperienza di Paray-le-Monial, avvenuta alle soglie della modernità, la devozione al Sacro Cuore trionfò nel XIX secolo e il convento di Paray-le-Monial divenne meta di continui pellegrinaggi. Nel 1856, Pio IX estese la festa del Sacro Cuore a tutta la Chiesa Cattolica. Sull’onda della devozione che ormai coinvolgeva tutto il mondo cattolico, sorsero dappertutto cappelle, oratori, chiese, basiliche e santuari dedicati al Sacro Cuore di Gesù; ricordiamo uno fra tutti il santuario “Sacro Cuore” a Montmartre a Parigi, iniziato nel 1876 e terminato di costruire dopo 40 anni. Proliferarono quadri e stampe raffiguranti il Sacro Cuore fiammeggiante, quasi sempre posto sul petto di Gesù che lo indica agli uomini. Si organizzò la pia pratica del 1° venerdì del mese, i cui aderenti portano uno scapolare con la raffigurazione del Cuore. Si composero le “Litanie del Sacro Cuore”. Si dedicò il mese di giugno al suo culto.

Su un’esortazione del 1876 di papa Pio IX, iniziò un movimento di “Atti di consacrazione al Cuore di Gesù”, a partire dalla famiglia a quella di intere Nazioni ad opera di Conferenze Episcopali, ma anche di illuminati e devoti governanti come i il presidente dell’Ecuador, Gabriel Garcia Moreno (1821-1875). Di riflesso sorsero numerose congregazioni religiose, sia maschili che femminili dedicate al Sacro Cuore. Attualmente, la festa viene celebrata il venerdì dopo la solennità del Corpus Domini. Il sabato seguente è dedicato al Cuore Immacolato di Maria, quale segno di comune devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria.

La storia dell’apostolato della preghiera

L’apostolato della preghiera nacque, come intuizione e come proposta, in Francia, a Vals, presso Le Puy, il 3 dicembre 1844, ad opera del padre gesuita Francesco Saverio Gautrelet. Inizialmente, la pia pratica fu pensata per degli studenti gesuiti, ma si diffuse subito al di fuori dello scolasticato e si avviò una piccola organizzazione denominata apostolato della preghiera, che fu approvata dal vescovo di Le Puy e successivamente dai Papi, a cominciare da Pio IX.

La divulgazione nel mondo si deve al padre gesuita Enrico Ramière, il quale ne sviluppò la dottrina e la diffusione. Nel 1861 nacque, in Francia, il primo bollettino, chiamato Messaggero del Cuore di Gesù, seguito ben presto da pubblicazioni simili in molti Paesi. Alla morte del padre Ramière (1883) l’apostolato della preghiera aveva già 35.000 centri con più di 13 milioni di iscritti. Nel 1915, nacque la sezione giovanile: la Crociata Eucaristica, oggi Movimento Eucaristico Giovanile.

            Con un Chirografo, Papa Francesco ha eretto in persona giuridica la Fondazione Rete Mondiale di Preghiera del Papa e ha pubblicato lo Statuto (17 novembre 2020) nel quale si stabilisce che questa associazione continua il tradizionale collegamento con la Compagnia di Gesù, ma si apre a una dimensione universale, mettendosi al servizio di ogni Chiesa particolare nel mondo.

La spiritualità dell’apostolato della preghiera

L’apostolato della preghiera è una scuola di santità[3]. Aiuta a compiere il cammino di fede. Tradizionalmente la devozione e la sua spiritualità del Sacro Cuore si caratterizza per tre impegni fondamentali: l’offerta quotidiana della propria vita al  Signore, la consacrazione al Sacro Cuore e la riparazione del male. In tal modo intende promuovere un percorso spirituale chiamato Il cammino del cuore. Si tratta di un processo spirituale strutturato pedagogicamente per identificarsi con il pensiero, il volere e i desideri di Gesù. 

Questo cammino del cuore intende integrare due dimensioni. La prima si prefigge di sviluppare la compassione per il mondo e per gli esseri umani, attraverso l’apertura dello sguardo e del cuore ai bisogni del mondo, facendo proprie le gioie e le speranze, i dolori e le sofferenze dell’umanità e della Chiesa. Si tratta di compiere le opere di misericordia spirituali e corporali, vivendo che permetta di uscire dalla “globalizzazione dell’indifferenza” e di aprirsi alla compassione per il mondo. 

La seconda intende instaurare la comunione con la missione del Figlio. Il battezzato è chiamato a collaborare nella sua vita quotidiana alla missione che il Padre ha affidato al Figlio.  In tal modo, il cristiano si mette a servizio del Regno di Dio e della missione della Chiesa. La pratica della preghiera si risolve in un’azione a favore dei poveri. Il “sentire cum Ecclesia” diventa apertura a vivere «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono»[4]. Vivete questa spiritualità antica e nuova come il vostro specifico cammino di santità.


[1] Cfr. S. Palese-E. Morciano, (a cura di), Preti del Novecento del Mezzogiorno d’Italia, Congedo Editore, Galatina, 2013, pp. 153-154.

[2] G. Ruotolo, Il sangue che salva, pastorale al clero e ai fedeli della diocesi per la quaresima 1961, in “Ugento Cattolica”, XXIV, 1961, febbraio pp. 1-13, qui 11-12.

[3] P. H. Kolvenbach, L’apostolato della preghiera. Un cammino verso la santità per il cristiano del Terzo Millennio, Edizioni AdP, Roma, 2003.

[4] Gaudium et spes, 1.

[ad_2]

clic qui per l’articolo sul sito della Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca