Il nuovo anno nel segno di Maria, Regina della pace – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

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Omelia nella Messa della Solennità di Maria Madre di Dio
chiesa Cattedrale, Ugento, 1° gennaio 2023.

Cari fratelli e sorelle,

il Natale è una delle due grandi feste dell’anno liturgico. I due misteri, incarnazione e morte e risurrezione, sono un unico grande evento salvifico. Anche il Natale, infatti, fa memoria del mistero pasquale di Cristo. I Padri della Chiesa parlavano di Pasqua d’inverno. Come la Pasqua è una festa della luce in primavera (pensiamo alla liturgia della veglia pasquale, la liturgia del fuoco e del cero e della ‘illuminazione’ dei battezzati) così il Natale, in inverno, la festa della luce divina. Viene nel mondo la nuova luce, la vera luce che illumina ogni uomo. 

Uno scrittore greco annota: «Allorché, dopo la stagione invernale, sfolgora la luce della mite primavera, la terra germina e verdeggia di erbe, si adornano i rami degli alberi di nuovi germogli, e l’aria comincia a rischiararsi dello splendore del sole. La schiera degli uccelli si slancia verso l’etere, tutta traboccante dei suoi canti. Ma, badate, per noi v’è una celeste primavera, ed è il Cristo che sorge come un sole dall’utero della Vergine. Egli ha messo in fuga le fredde nubi burrascose del diavolo e ha ridestato alla vita i sonnacchiosi cuori degli uomini dissolvendo con i suoi raggi solari la nebbia dell’ignoranza. Pertanto eleviamo il nostro spirito alla luminosa e beata magnificenza di questo splendore»[1].

Come due fuochi di un’ellissi, otto giorni sono previsti per il Natale e otto per la Pasqua. A Natale, cioè «nella pienezza dei tempi è venuta anche la pienezza della divinità»[2]. Non meditiamo e gustiamo questo mistero in un solo giorno, ma in una settimana intera, un’ottava, otto giorni, da Natale alla solennità di Maria ss.ma Madre di Dio, il 1° gennaio, primo giorno del nuovo anno. Otto giorni sono come un unico grande giorno, come il giorno senza tramonto, l’Oggi di Dio, il giorno eterno pieno di luce, senza alcuna oscurità e tenebraIl mistero che si celebra in questo giorno si perpetua ininterrottamente tutti i giorni dell’anno: «La Chiesa – scrive Berengario di Treviri, autore medievale – partorisce giorno per giorno le membra di quel corpo che un giorno partorì la Vergine Maria, perché Cristo è sempre uno e lo stesso». 

Con la nascita di Cristo è venuto al mondo il «principe della pace» (Is, 9,6). Il suo Natale «è il natale della pace»[3]. Con l’incarnazione del Verbo e il suo mistero pasquale la pace si è diffusa nel mondo «la pace: non promessa, ma inviata; non differita, ma donata; non profetata, ma presente»[4]. Celebrando il primo gennaio, nell’ottava del Natale, la festa della maternità divina di Maria, la liturgia pone la Chiesa e l’umanità sotto la protezione e l’intercessione di Maria Santissima, Madre di Dio. 

Il nome stesso di Maria indica l’unione tra il cielo e la terra. Maria, nome probabilmente legato a Miriam, della famiglia di Aronne, è un nome egiziano che significa “acque superiori e acque inferiori”. Le due “emme”, iniziale e finale, indicano l’unione tra il cielo e la terra. Maria ha il compito di essere l’amata, per essere il luogo della pace tra il cielo e la terra. Maria, insomma, è sinonimo di pace[5]. Solo pronunciare il nome di Maria vuol dire invocare la pace, come realtà interiore ad ogni persona.  «Ora, per onorare la presente festa, che cosa possiamo trovare di più confacente, fra tutti i doni di Dio, se non la pace, quella pace, che fu annunziata la prima volta dal canto degli angeli alla nascita del Signore? La pace genera i figli di Dio, nutre l’amore, crea l’unione; essa è riposo dei beati, dimora dell’eternità. Suo proprio compito e suo beneficio particolare è di unire a Dio coloro che separa dal mondo del male»[6].

Il dramma dell’Ucraina ci spalanca la triste verità che la guerra non è scomparsa nel mondo, e spesso è confinata lontano dai nostri sguardi distratti: nel Corno d’Africa, in Sud Sudan, in Libia, nello Yemen, in Siria, in Afghanistan, nel Nagorno-Karabakh, ecc. Aree che talora neppure conosciamo ma dove ogni giorno mamme piangono i propri figli, i bambini restano senza genitori, il sangue alimenta odio e violenza. Invocare Maria nel primo giorno dell’anno vuol dire riconoscerla regina della pace. Con la sua presenza e intercessione, Maria partecipa della regalità e della signoria di Cristo, colui che dona al mondo la vera pace. Maria, insomma, è anche un modello “accessibile” di impegno per la pace. 

Gli ultimi pontificati hanno prestato grande attenzione a questa funzione materna di Maria. Il 5 maggio del 1917, nell’infuriare della prima guerra mondiale, con una lettera al segretario di Stato, Benedetto XV ordinò ai vescovi di tutto il mondo di elevare la supplica all’Immacolata invocandola come “Regina della Pace” e di inserirla nelle litanie lauretane. La Madonna rispose alla supplica del Papa, apparendo otto giorni dopo, 13 maggio 1917, alla Cova da Iria (conca della pace, culla della pace). L’11 novembre 1918 la guerra ebbe fine. Lo stesso anno come ringraziamento alla Madonna, lo stesso Papa incaricò lo scultore romano, Guido Galli, di realizzare la statua di Maria, Regina della Pace, che ancora oggi si può ammirare nella splendida Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.

L’augurio di pace risuona continuamente nella liturgia eucaristica. Scambiandoci vicendevolmente l’augurio di pace intendiamo la parola “shalom” come l’insieme dei beni e come l’aspirazione più profonda del cuore in riferimento alla liberazione dai peccati e la pace con Dio. Si tratta di una disposizione interiore da coltivare sempre. La pace definitiva e universale avrà luogo alla fine del mondo, con il ritor­no di Cristo e la visione beatifica di Dio. Allora sarà cancellato definitivamente il disordine co­smico causato dal peccato e avrà compimento la redenzione del mondo.

Per intercessione di Maria, chiediamo al Signore di benedire questo nuovo anno e ogni nostra attività. Le parole, che sono risuonate nella liturgia, sono l’augurio più bello che possiamo scambiarci vicendevolmente: «Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6, 24-26).


[1]Ps. Crisostomo, Per il Natale di Cristo.

[2] Bernardo di Chiaravalle, Discorso 1 per l’Epifania, 2.

[3] Leone Magno, Discorso 6 per il Natale, 3,5.

[4] Bernardo di Chiaravalle, Discorso 1 per l’Epifania, 1.

[5] Cfr. A. Grasso, La Vergine Maria e la pace nel magistero di Paolo VI (1963-1978)Pontificia Academia Mariana, 2008.

[6] Leone Magno, Discorso 6 per il Natale, 2-3,5.

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