il sacramento della Riconciliazione deve essere un incontro di festa — Arcidiocesi Bari-Bitonto

 
 

[ad_1]

Papa Francesco è andato nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Trionfale, per presiedere una Liturgia Penitenziale per la Riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale. La celebrazione ha aperto l’iniziativa quaresimale “24 ore per il Signore”, promossa dal Dicastero per l’Evangelizzazione. Anche quest’anno l’evento si celebrerà nelle diocesi di tutto il mondo, il 17 e il 18 marzo, alla vigilia della IV domenica di Quaresima, domenica “in Laetare”.

Il sacramento della riconciliazione deve esser «un incontro di festa, che guarisce il cuore e lascia la pace dentro». Non deve essere «un tribunale umano di cui aver paura», ma «un abbraccio divino da cui essere consolati». Lo ha ribadito Papa Francesco invitando tutti a non nascondersi «dietro l’ipocrisia delle apparenze», soprattutto quelle “religiose”, e affidando «con fiducia nella misericordia del Signore» le proprie «opacità», i propri «errori», le proprie «miserie». L’occasione è stata la Liturgia penitenziale presieduta nella parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie al Trionfale.

La celebrazione apre l’iniziativa quaresimale “24 ore per il Signore”, promossa dal Dicastero per l’Evangelizzazione. L’evento si celebra nelle diocesi di tutto il mondo, il 17 e il 18 marzo, alla vigilia della IV domenica di Quaresima “in Laetare”. Di solito il Papa guidava questa celebrazione in San Pietro. Quest’anno, per dare un taglio più comunitario e pastorale, Francesco ha scelto di farlo in una parrocchia, quella appunto di Santa Maria delle Grazie, a ridosso delle mura vaticane.

papa2o.jpg

Nell’omelia Francesco, ha commentato le letture, con San Paolo che ha «lasciato perdere» le proprie “ricchezze religiose”, considerandole «spazzatura», pur di «guadagnare Cristo». E con l’episodio evangelico del fariseo e del pubblicano riportato da San Luca. Il Papa ha puntato l’indice sul “fariseo” che è in ciascuno di noi, mettendo in guardia dall’essere «cristiani puliti», «presuntuosi» che si sentono a posto. Quelli che dicono: «Io vado in chiesa, vado a messa, io sono sposato, sposata nella chiesa, questi sono dei divorziati peccatori». «Il tuo cuore è così? – ha ammonito – Andrai all’inferno, eh». Il Papa ha invitato ad essere invece come il pubblicano, e quindi ad «avvicinarsi a Dio e dire: io sono il primo dei peccatori». Perché «Dio può accorciare le distanze con noi quando con onestà, senza infingimenti, gli portiamo la nostra fragilità». Il Signore infatti «ci tende la mano per rialzarci quando sappiamo “toccare il fondo” e ci rimettiamo a Lui nella sincerità del cuore”». «Così è Dio – ha aggiunto -: ci aspetta in fondo, perché in Gesù Lui ha voluto “andare in fondo”, perché non ha paura di scendere fin dentro gli abissi che ci abitano, di toccare le ferite della nostra carne, di accogliere la nostra povertà, i fallimenti della vita, gli errori che per debolezza o negligenza commettiamo, e tutti abbiamo fatto». «Dio – ha sottolineato Francesco – ci aspetta lì in fondo, ci aspetta specialmente quando con tanta umiltà chiediamo perdono nel sacramento della Confessione».

Il Papa ha invitato i fedeli a ripetere insieme la preghiera “O Dio, abbi pietà di me” quando «presumo di essere giusto e disprezzo gli altri», quando «chiacchiero degli altri», quando «non mi prendo cura di chi mi sta accanto», quando «sono indifferente a chi è povero e sofferente, debole o emarginato». E poi per « i peccati contro la vita, per la cattiva testimonianza che sporca il bel volto della Madre Chiesa, per i peccati contro il creato». Per «le mie falsità, le mie disonestà, la mia mancanza di trasparenza e legalità». Per «i miei peccati nascosti, per il male che anche senza accorgermi ho procurato ad altri, per il bene che avrei potuto fare e non ho fatto».

papaconf.jpg

Dopo l’esposizione del Santissimo Sacramento Francesco ha confessato alcuni penitenti. Tra loro la mamma di Marco, il giovane alpinista tragicamente scomparso lo scorso ottobre durante una escursione. Con il Papa una ventina di altri sacerdoti hanno amministrato il sacramento della riconciliazione. Fra loro il parroco don Antonio Fois, l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e anche il cardinale Angelo Becciu, confessore abituale della parrocchia. Nell’omelia Francesco li ha invitati ad esser e misericordiosi. «Per favore – ha detto – perdonate tutto, perdonate sempre», «per favore: il sacramento della confessione non è per torturare ma per dare pace». «Perdonate tutto, tutto, tutto, come Dio perdonerà voi», ha ripetuto.

Al termine del rito la benedizione eucaristica. Quindi il Papa è rientrato in Vaticano, mentre gli altri sacerdoti hanno continuato a confessare i tanti fedeli presenti.

Gianni Cardinale

© Avvenire, venerdì 17 marzo 2023

[ad_2]

clic qui per l’articolo sul sito diocesano