Inaugurato l’anno formativo del Seminario minore diocesano – Diocesi di Castellaneta

 
 

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Il Seminario minore diocesano è un dono da custodire e far crescere: l’intera comunità diocesana se ne fa carico pregando per le vocazioni ed impegnandosi a testimoniare la bellezza della vita vissuta come risposta all’amore di Dio che chiama: “Sono sempre più convinto – ha detto Mons. Iannuzzi nella sua omelia – che, prima di ogni tipo di iniziativa o possibile annuncio, le “armi fondamentali” sono: la preghiera e la testimonianza della vita. Pregare il padrone della messe perché mandi operai nella sua vigna (tanto alla vita sacerdotale come a quella consacrata), ma soprattutto ci doni “famiglie sante” che sono la prima e vera culla di ogni vocazione, coscienti che «la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione» (EG 13)”.

 

OMELIA PER L’INAUGURAZIONE ANNO FORMATIVO

DEL SEMINARIO MINORE “S. GIOVANNI PAOLO II”

Castellaneta, Chiesa “Madonna del Carmine”, Cappella Maggiore del Seminario

Liturgia della Parola XXX T.O.: Sir 35,15b-17.20-22a; Sl 33; 2Tm 4,6-8.16-18; Lc 18,9-14

 

Sabato, 22 ottobre 2022

 

1. Siamo riuniti qui insieme, come rappresentanza della famiglia diocesana, per dare inizio al nuovo anno formativo del nostro Seminario minore, dedicato a San Giovanni Paolo II, nel giorno in cui ne ricorre la memoria liturgica.

Un grazie particolare lo debbo a Mons. Renzo Di Fonzo, Vicario generale e Rettore di questo Seminario, che con grande disponibilità ha accolto e continua a sostenere la delicata e non semplice sfida educativa di questa particolare tappa formativa di quanti chiedono, per alcune settimane durante l’anno scolastico, di risiedere in questo luogo per intraprendere l’itinerario di approfondimento della vocazione alla fede e alla vita. Approfitto della circostanza, poi, per esprimere il mio ringraziamento per la disponibilità a Don Roberto Pignatelli, nuovo Direttore Spirituale del Seminario – ed in questo momento a lui associo anche Don Giuseppe Laterza che per anni ha svolto questo particolare servizio – così come all’accolito, prossimo all’Ordinazione diaconale, Michele Mingolla che, completato il quinto anno al Seminario Maggiore di Molfetta, dalla fine di settembre è assegnato a questa struttura come Animatore.

Grazie, inoltre: a tutti i sacerdoti qui convenuti; alle Sorelle Clarisse del Monastero “S. Chiara”, attiguo al seminario, impegnate a sostenere questa sfida educativa soprattutto attraverso l’azione orante e contemplativa; alle famiglie dei nostri quattro seminaristi Rocco e Giovanni di Palagiano e Pasquale e Christian di Laterza; ai giovani di Massafra e Palagiano che stanno animando con il canto questa liturgia eucaristica e a tutti voi fratelli e sorelle che condividendo questo momento di grazia, ci testimoniate la vostra vicinanza e l’impegno della comune preghiera al Padrone della Messe perché continui a chiamare giovani nella sua “vigna” al servizio di Dio e degli uomini.

2. La Liturgia della Parola di questa Eucarestia – che celebriamo nei primi vespri della XXX Domenica del Tempo Ordinario – ci ricorda che per vivere autenticamente la missione non possiamo prescindere dal fondamento della preghiera e della testimonianza di vita, consapevoli che «il Signore ci sarà vicino e ci darà la forza… per portare a compimento l’annuncio del Vangelo» (Cf. 2Tm 4, 17).

Gesù – nella parabola evangelica che abbiamo proclamato – ci presenta l’esperienza di «due uomini che salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano» (Lc 18,10). Il fariseo era l’uomo religioso per antonomasia nel suo tempo: osservante delle regole, amico del popolo, non connivente con il potere. Il pubblicano, dal canto suo, era l’uomo ricco e del potere, una sorta di strozzino autorizzato, amico dei romani e facile ad oltraggiare l’altro. Siamo dinanzi a due caratteri opposti, due mondi interiori totalmente diversi. Arrivati al tempio: il fariseo pensa di pregare ed ostenta sé stesso, ringrazia Dio disprezzando l’altro, si oppone al modello del pubblicano per far emergere la sua apparente superiorità spirituale, non teme di vantarsi della sua generosità e pietà. Il pubblicano, invece, «fermatosi a distanza» (Lc 18, 13), manifesta – stranamente -profonda umiltà, riconoscendosi bisognoso del perdono e della misericordia, consapevole degli sbagli commessi e si dichiara nel peccato: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (Lc 18,13). Il pubblicano a differenza del fariseo “rimane nel silenzio”, perché la preghiera vera ci chiede di fare silenzio, cioè di aprirci a Dio e ai fratelli. Infatti, il sapiente autore del libro del Siracide ci ha ricordato che: «La preghiera del povero – Gesù nel discorso della montagna ci consegnerà il significato dell’essere “poveri in spirito” – attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata: non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità» (Sir 35, 21-22).

3. Sembrano far eco a questo monito sapienziale, così come all’insegnamento parabolico di Gesù che raccomanda come regola aurea «l’umiltà del cuore e della vita per essere esaltati» (Cf. Lc 18,14), alcune delle prime parole del magistero petrino di San Giovanni Paolo II, quando nella famosa omelia del suo insediamento il 22 ottobre 1978 esortava con forza: «Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà… Servite l’uomo e l’umanità intera. Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate, le porte a Cristo… Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo Lui lo sa! Oggi, così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. Permettete a Cristo di parlare all’uomo solo Lui ha parole di vita. Si! Di vita eterna».

Non dobbiamo aver paura di ricercare sempre ed in ogni contesto – opportuno o non – la volontà di Dio e di tradurla in gesti concreti di servizio a favore dell’uomo e dell’umanità intera. Consapevoli che, come San Paolo ci ha annunciato nella seconda lettura di questa eucarestia scrivendo al discepolo Timoteo e ricordavo all’inizio dell’omelia: «Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza».

4. In questa domenica d’ottobre – ed in questo contesto vocazionale – non possiamo non far memoria dell’impegno missionario della Chiesa che oggi ricorda l’annuale Giornata Mondiale Missionaria. San Paolo nel suo racconto autobiografico ci ha mostrato la sua vita attraverso tre stagioni in cui ha evidenziato il sacrificio, la responsabilità e la fiducia, sperimentando la vicinanza di Dio che gli ha concesso la forza di vivere la missione con coraggio. Come quel “non abbiate paura” di San Giovanni Paolo II che ci esorta: a rafforzare i passi vacillanti e a riprendere il gusto di spendersi per il Vangelo; a riacquistare la fiducia nella forza che la missione stessa porta con sé e a vivere il coraggio di lottare senza pretendere di vincere.

Papa Francesco, per questa Giornata Mondiale Missionaria ci ha offerto un suo messaggio dal titolo «Di me sarete testimoni» (At 1,8). Prendendo spunto delle prime parole di Gesù negli Atti degli Apostoli ha raccomandato la testimonianza luminosa del Vangelo, con l’impegno ad essere sempre più uomini e donne di questa Chiesa in uscita, consapevoli di ricevere la forza dallo Spirito Santo che continua ad offrire a noi «il coraggio e la sapienza per testimoniare Cristo davanti a tutti».

5. Iniziando questo nuovo anno del Seminario Minore non possiamo non ricordare l’impegno che, come comunità diocesana, abbiamo: quello di una credibile pastorale vocazionale. Sono sempre più convinto che, prima di ogni tipo di iniziativa o possibile annuncio, le “armi fondamentali” sono: la preghiera e la testimonianza della vita. Pregare il padrone della messe perché mandi operai nella sua vigna (tanto alla vita sacerdotale come a quella consacrata), ma soprattutto ci doni “famiglie sante” che sono la prima e vera culla di ogni vocazione, coscienti che «la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione» (EG 13).

6. Affidiamo, la nostra viva e bella Chiesa locale, questi giovani seminaristi ed i loro formatori, alla Vergine Maria, la Dolce Madre dell’Eccomi, perché ci aiuti a saper fare sempre quello che il Signore Gesù ci dirà (Cf. Gv 2,5). Amen!

 

+ Sabino, Vescovo

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