La presenza di un silenzio. La Politica torni tra le strade – Luce e vita

 
 

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Negli ultimi giorni di campagna elettorale già si aveva sentore della scarsa affluenza alle urne e della vittoria del centro destra con una netta affermazione del partito di Fratelli d’Italia. Dati che sono stati rispettati appieno dai risultati delle elezioni.
Solo il 63,9% degli elettori aventi diritto si è recato a votare, abbassando di 9 punti il dato delle precedenti elezioni politiche del 2018 che era stato del 73%: la più alta riduzione alla partecipazione del secondo dopoguerra che nel corso delle varie tornate elettorali era mediamente del 2%. Una riflessione a parte merita il dato più basso di affluenza nella provincia, che si è registrato proprio nella nostra diocesi, nella città di Molfetta.
La vittoria del centro destra con una percentuale nazionale del 45%, che gli permette di avere sia alla Camera che al Senato la maggioranza dei seggi, ha indicato in maniera chiara che il Paese ha scelto questa coalizione per governare. Leggendo i dati della nostra regione e nello specifico dei collegi che riuniscono le quattro città della nostra diocesi emerge che in questi quattro anni il partito di Giorgia Meloni è passato da un 4,3% al 24,5% attuale, situazione che si ritrova un po’ in tutto il paese. Esce notevolmente ridimensionata soprattutto al sud la Lega e in misura minore Forza Italia. Il Movimento 5 stelle non è riuscito a mantenere i risultati ottenuti nel 2018, nonostante molti credessero che questo fosse possibile grazie al reddito di cittadinanza, tema così caro ai pentastellati, mentre il Partito Democratico è riuscito a fatica a mantenere il consenso attorno al 20%.
Una riflessione merita il dato sull’astensionismo: che cosa ha portato le persone a credere che il proprio voto non avesse conseguenze sulla propria vita di tutti giorni? Forse una legge elettorale difficile da comprendere tra resti e ripartizioni, in cui l’unica scelta era di fatto sul partito, ha aumentato la distanza tra i partiti e la vita di ogni giorno che diventa sempre più difficile tra bollette da pagare e garantire una vita dignitosa alla propria famiglia; quante persone si sono ritrovate a poche ore dall’appuntamento elettorale non solo perplesse su chi votare, ma incerte sulle modalità di voto. Non solo, forse anche la consapevolezza che nel corso dei quattro anni precedenti, l’alternarsi di governi di vari colori e di vari orientamenti non abbia modificato minimamente la propria condizione: chi era precario è rimasto precario, chi era in cerca di lavoro ha smesso di cercarlo stanco di trovare lavori sottopagati e privi di tutela. Alla fine chi non è andato a votare è un giovane in cerca di lavoro, proprio nella fascia che va dai 25 ai 34 anni si è registrato il più alto tasso di astensione. È una donna che aiuta con lavoretti la propria famiglia a sopravvivere, è chi nella politica dei partiti non trova più una risposta concreta alle proprie difficoltà.
Il nuovo governo ha davanti a sé un compito arduo, non facile non solo per la complessa situazione interna economica e di disagio sociale che sta crescendo, resa ancora più difficile dal contesto internazionale. Il nostro Paese è coinvolto, seppur indirettamente, in una guerra e nell’incapacità dell’Europa di trovare una risposta comune al tema energetico. Una situazione interna che chiede l’avvio di riforme strutturali in materia di pensioni e di riforma del fisco e della tassazione per rendere dignitoso il lavoro di tante persone.
Il lavoro, un’altra emergenza nazionale, mentre noi aspettiamo la formazione del nuovo governo ogni giorno vi è un morto o ferito sul lavoro. C’è molto da fare e richiede uno sforzo non solo da parte della maggioranza, ma anche da parte dell’opposizione che può portare il proprio contributo in un’ottica di bene comune, pur nella contrapposizione politica che si esplica in una cornice democratica. Risposte che vanno date non solo agli elettori che si sono espressi in maniera così netta, ma anche a chi ha deciso di non recarsi a votare.

Silvia Bonsi
direttore Ufficio diocesano pastorale sociale e del lavoro


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