«Mai più la guerra, la pace è sempre possibile» — Arcidiocesi Bari-Bitonto

 
 

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Testimonianze commoventi e intense e un minuto di silenzio prima di ascoltare le parole di papa Francesco, che ha pronunciato davanti al Colosseo, nel momento conclusivo dell’Incontro di preghiera di Sant’Egidio in corso da domenica scorsa a Roma.

Sale al cielo il grido della pace, dice papa Francesco, che esprime il dolore e l’orrore della guerra, madre di tutte le povertà. Il disegno di Dio resta però lo stesso: un progetto di pace e non di sventura. “Non lasciamoci contagiare dalla logica della guerra”, non siamo neutrali, ma schierati per la pace. “Non rassegnamoci alla guerra, coltiviamo semi di riconciliazione”, conclude il Papa.

il momento finale della celebrazione di preghiera vede una giovane rifugiata siriana, oggi studentessa a Roma, leggere l’appello conclusivo e solenne per la pace.

Appello di pace

Riuniti a Roma nello spirito di Assisi, abbiamo pregato per la pace, secondo le varie tradizioni ma concordi. Ora noi, rappresentanti delle Chiese cristiane e delle Religioni mondiali, ci rivolgiamo pensosi al mondo e ai responsabili degli Stati. Ci facciamo voce di quanti soffrono per la guerra, dei profughi e delle famiglie di tutte le vittime e dei caduti.

Con ferma convinzione diciamo: basta con la guerra! Fermiamo ogni conflitto. La guerra porta solo morte e distruzione, è un’avventura senza ritorno nella quale siamo tutti perdenti. Tacciano le armi, si dichiari subito un cessate il fuoco universale. Si attivino presto, prima che sia troppo tardi, negoziati capaci di condurre a soluzioni giuste per una pace stabile e duratura.

Si riapra il dialogo per annullare la minaccia delle armi nucleari.

Dopo gli orrori e i dolori della seconda guerra mondiale, le Nazioni sono state capaci di riparare le profonde lacerazioni del conflitto e, attraverso un dialogo multilaterale, di far nascere l’Organizzazione delle Nazioni Unite, frutto di un’aspirazione che, oggi più che mai, è una necessità: la pace. Non si deve ora perdere la memoria di quale tragedia sia la guerra, generatrice di morte e di povertà.

Siamo di fronte a un bivio: essere la generazione che lascia morire il pianeta e l’umanità, che accumula e commercia armi, nell’illusione di salvarsi da soli contro gli altri, o invece la generazione che crea nuovi modi di vivere insieme, non investe sulle armi, abolisce la guerra come strumento di soluzione dei conflitti e ferma lo sfruttamento abnorme delle risorse del pianeta.

Noi credenti dobbiamo adoperarci per la pace in tutti i modi che ci sono possibili. È nostro dovere aiutare a disarmare i cuori e richiamare alla riconciliazione tra i popoli. Purtroppo anche tra noi ci siamo talvolta divisi abusando del santo nome di Dio: ne chiediamo perdono, con umiltà e vergogna. Le religioni sono, e devono continuare ad essere, una grande risorsa di pace. La pace è santa, la guerra non può mai esserlo!

L’umanità deve porre fine alle guerre o sarà una guerra a mettere fine all’umanità. Il mondo, la nostra casa comune, è unico e non appartiene a noi, ma alle future generazioni. Pertanto, liberiamolo dall’incubo nucleare. Riapriamo subito un dialogo serio sulla non proliferazione nucleare e sullo smantellamento delle armi atomiche.

Ripartiamo insieme dal dialogo che è medicina efficace per la riconciliazione dei popoli. Investiamo su ogni via di dialogo. La pace è sempre possibile! Mai più la guerra! Mai più gli uni contro gli altri!

© Avvenire, martedì 25 ottobre 2022

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