Messa Crismale. Ricchiuti: «Noi popolo di Dio siamo il profumo di Cristo»

 
 

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CONSACRATI E INVIATI PER EVANGELIZZARE

Omelia per la Messa Crismale

Concattedrale di Acquaviva delle Fonti

13 aprile 2022

 

 

Popolo regale, assemblea santa, stirpe sacerdotale, popolo di Dio”, che sei sulle strade di questa nostra Chiesa diocesana, “canta al tuo Signor!”.

Sorelle e fratelli carissimi, mi piace accogliervi con le parole di questo bellissimo canto, che spesso risuona nelle nostre assemblee liturgiche, in questa Concattedrale di Acquaviva delle Fonti, rinata a nuovo splendore dopo i lavori di restauro, per la tradizionale celebrazione della Messa Crismale, nella quale verranno benedetti e consacrati gli oli santi.

Ritorniamo “a riveder le stelle”, dopo due anni trascorsi, a motivo del COVID-19, tra timori e speranze, sofferenze e difficoltà di ogni genere, gli uni accanto agli altri. Saluto il fratello vescovo Mario, voi tutti, carissimi Presbiteri diocesani e religiosi, Diaconi, Ministri istituiti, Sorelle di vita consacrata, Seminaristi e Comunità vocazionale, Comunità parrocchiali, Associazioni, Gruppi e Movimenti ecclesiali: benvenuti!

Nel nostro cielo, però, non ci sono soltanto le stelle. Purtroppo, già da alcune settimane, anche bagliori di luci sinistre e boati spaventosi sono a ricordarci del drammatico conflitto tra Russia e Ucraìna, che – insieme ad altre guerre ignorate e forse lontane da noi – ci spinge a continuare a chiedere al Signore, con insistenza, il dono inestimabile della pace, della riconciliazione e della fraternità, perché tacciano le armi e i nemici si stringano la mano. Nel ringraziare quanti hanno già espresso la loro solidarietà verso la martoriata Ucraìna, sia mediante il proprio contributo a sostegno del Fondo di solidarietà costituito presso la Caritas Diocesana, sia offrendo il proprio aiuto in vario modo per alleviare le sofferenze e i disagi di questi nostri fratelli, volendo rispondere all’appello che ci è giunto dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, indìco per domenica 24 aprile p.v., Domenica della Divina Misericordia, una raccolta straordinaria obbligatoria pro-Ucraìna in tutte le chiese della Diocesi: sarà l’occasione per esprime ancora concreta vicinanza verso quanti stanno subendo le conseguenze di una guerra assurda.

 

In ascolto della Parola di Dio

Quella che stiamo vivendo è un’Eucaristia veramente unica nel corso dell’anno liturgico, perché essa celebra tutti i segni sacramentali attraverso i quali, per mezzo della Chiesa, giunge a noi, oggi, la salvezza sgorgata dalla Pasqua del Signore. Ed è, allo stesso tempo, l’unica assemblea liturgica diocesana, nella quale i fratelli Presbiteri concelebrano con il loro Vescovo e rinnovano le promesse sacerdotali fatte nel giorno della loro Ordinazione Presbiterale.

Fissiamo, perciò, i nostri occhi su Gesù, che – come quel giorno nella sinagoga di Nazareth – continua a far risuonare agli orecchi della Chiesa e di ogni discepolo la Sua Parola, lasciandoci trasportare dalla bellezza narrativa dei brani biblici or ora proclamati.

A cominciare da quello di Isaia, che – in un momento critico della storia del suo popolo – trova il coraggio profetico per indicare la strada della speranza ed invitare, lui investito dal soffio di Dio, gli smarriti di cuore e i disorientati, gli esclusi e gli emarginati, i poveri e gli oppressi a incamminarsi con fiducia su di essa.

Molti secoli dopo, stupiti e meravigliati, con gli occhi fissi su Gesù, quei fedeli ebrei ascoltano parole che non si erano mai udite in quella sinagoga: “Oggi si è compiuta questa Scrittura nei vostri orecchi (ἐν τοῖς ὠσὶν ὑμῶν)”.

Anche noi, oggi, questa sera, qui, siamo destinatari di quel messaggio messianico, e ancora una volta siamo invitati a ricomprendere la nostra identità e la nostra missione: siamo il Popolo di Dio, unti e consacrati per rendere “grazie a Dio, il quale sempre ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo” (2Cor 2, 14-15a).

Ben si inserisce, dunque, la riflessione sulla nostra identità: quella, cioè, di essere il nuovo Popolo di Dio, nel Cammino Sinodale della Chiesa che è in Italia, perché ci aiuta a ricomprenderci destinatari del dono sacerdotale, profetico e regale del Cristo crocifisso e risorto; terreno fertile in cui ci riconosciamo come vigna piantata dal Signore, portatrice di frutti evangelici, della quale ne siamo tutti operai, nella convivialità dei vari ministeri, per una fraterna diaconia e per una bella testimonianza nel mondo.

“Quelli della via” venivano chiamati i primi cristiani, a significare ed indicare donne e uomini sui quali, ieri come oggi, l’unzione catecumenale e crismale è in grado di sciogliere le ruggini della paura e della rassegnazione, di tonificare e rendere più veloce il cammino della missione, piedi belli che annunciano la pace; di rendere le mani capaci di carezze, di piegare le schiene per chinarsi sulle sofferenze e sulle piaghe dei corpi e dei cuori spezzati e versarvi “l’olio della consolazione e il vino della speranza”.

Gli oli che benediremo e consacreremo questa sera sono il frutto degli ulivi dell’Ospedale “Miulli”, e il Crisma profumerà anche quest’anno del bergamotto, dono della diocesi di Locri-Gerace a tutte le diocesi italiane. Domani sera, nella celebrazione della Messa vespertina della «Cena del Signore», questi oli saranno portati e collocati sulla mensa eucaristica: da essi si sprigioni il profumo di una Chiesa sempre giovane, sempre profumata e sempre innamorata del suo Sposo e del suo Signore.

 

Le promesse sacerdotali

Ed ora, carissimi Presbiteri, diocesani e religiosi, che – come in ogni Messa Crismale – tra poco farete memoria, rinnovandoli, di quei “Sì, lo voglio” pronunciati nel giorno della vostra Ordinazione Presbiterale, consentitemi di rivolgermi a tutti e a ciascuno di voi (alcuni non sono fisicamente presenti per motivi di anzianità o di salute: a loro va il nostro affettuoso saluto), per confidarvi i miei più profondi e sinceri sentimenti di amicizia, di gratitudine, di fraternità e di paternità allo stesso tempo.

Per condividere, innanzitutto, il vostro GRAZIE al Signore, per il giorno in cui uno sguardo ed una parola seducente e misteriosa ebbero a sussurrare al vostro cuore: “Se vuoi, vieni e seguimi!”. Sono certo che, siano trascorsi cinquantatrè giorni o settantatrè anni da quel giorno straordinario, i volti del Vescovo ordinante, dei Confratelli concelebranti e dei fedeli presenti sono vivi nel vostro ricordo.

Quest’anno, dalla Messa Crismale del 2021 ad oggi, è stato un tempo ancora difficile a causa del protrarsi della pandemia; molti tra voi ci sono pure passati e qualcuno non ce l’ha fatta (ricordiamo Don Michele Lorusso e Mons. Michele Paternoster), e non è stato facile riprendere quei ritmi pastorali, liturgici e catechetici per la vita delle Comunità a voi affidate.

Ma è stato anche l’anno della gioiosa memoria dei 50 anni di Sacerdozio di Don Giovanni Bruno e di Don Saverio Ciaccia, e dei 25 di Don Vincenzo Panaro e di Don Peppino Creanza, nonché l’anno che ha visto Don Domenico Ariano, Don Michele Azzolino, Don Francesco Morgese e Don Filippo Piccininni entrare a far parte del Presbiterio diocesano: a loro vanno rinnovati AUGURI da parte di tutti noi!

Davanti a voi, in particolare, carissimi Presbiteri, sta il Cammino Sinodale, con tutte le prospettive e le incognite di questa “avventura pastorale” della Chiesa che è in Italia. Faccio mie, a tale proposito, le espressioni beneauguranti contenute in una recente Lettera, indirizzata a tutti i Sacerdoti del mondo dal Prefetto della Congregazione per il Clero e dal Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi il 19 marzo u.s., proprio sul percorso sinodale: «…davanti a questo cammino, ci possono assalire dei timori. Innanzi tutto, ci rendiamo ben conto che i sacerdoti in molte parti del mondo stanno già portando un grande carico pastorale. E adesso – può sembrare – si aggiunge un’ulteriore cosa “da fare”. […] ci può essere anche un altro timore: se si sottolineano tanto il sacerdozio comune dei battezzati e il sensus fidei del Popolo di Dio, cosa sarà del nostro ruolo di guida e della nostra specifica identità di ministri ordinati? […] Ma in questa esperienza di Popolo di Dio potrà e dovrà venire in rilievo in modo nuovo anche il peculiare carisma dei ministri ordinati di servire, santificare e animare il Popolo di Dio».

Grazie, grazie davvero per il vostro essere Presbiteri, per l’essere uomini della Parola e dell’Eucaristia, per le fatiche, le iniziative pastorali e per tutto il bene che portate alle vostre Comunità! Sono sicuro che questa gratitudine e questo affetto sono profondamente condivisi da coloro con i quali condividete ogni giorno “gioie e dolori, angosce e speranze”. Noi tutti pregheremo per voi, perché il Signore renda sempre più giovane, più coraggioso e più bello il vostro servizio ministeriale.

In questa celebrazione pregherete anche per me, vostro fratello Vescovo, e per il mio servizio in questa Chiesa diocesana, che semplicemente amo e a cui ogni giorno prego il Signore di inviarmi come pastore buono. Sono certo che comprenderete i miei difetti, qualche alzata di voce, qualche riposta non data, qualche desiderio non esaudito.

Ci affidiamo tutti alla misericordia del Signore, che “in aeternum cantabo”, per continuare, nella gioia e nella bellezza dello stare insieme, questa Celebrazione Eucaristica. Intercedano per noi la Vergine Maria, qui venerata come Madonna di Costantinopoli, e tutti i nostri Santi Patroni.

Amen! Così sia!

 

+ Giovanni, Vescovo

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