The right ways of peace – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

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Omelia nella Messa a conclusione della “Carta di Leuca 2022”
Piazzale Basilica di leuca, 14 agosto 2022

Cari giovani,

mi rivolgo in modo particolare a voi, protagonisti principali del meeting internazionale “Carta di Leuca”, a cui avete voluto partecipare anche quest’anno. Considero indirizzato anche a voi il messaggio che Papa Francesco ha rivolto all’Angelus di domenica 7 agosto 2022 ai giovani pellegrini a conclusione del cammino a Compostela nell’Anno santo jacobeo. Queste le parole del Papa: «Con gioia benedico di cuore ciascuno dei giovani che hanno partecipato e quanti hanno lavorato per organizzare e accompagnare questo evento». Inoltre ha auspicato che la vita dei giovani pellegrini «sia sempre un cammino: con Gesù cristo, verso Dio e verso i fratelli, un cammino nel servizio e nella gioia!».    

L’unica via e le molte vie della pace

Accogliendo la benedizione del Papa, consideriamo al singolare e al plurale il tema della “Carta di Leuca 2022” e traduciamo la frase inglese “the right ways of peace” non solo con l’espressione “le giuste vie della pace”, ma anche “la giusta via della pace”. Sono molte, infatti, le vie della pace, ma tutte si riassumono nell’unica via: Cristo Gesù. «Egli – scrive l’apostolo Paolo – è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace» (Ef 2,14-15).

Prima di essere una via, la pace è una persona e proprio questa persona è la via della pace. In lui, la pace si costruisce all’interno di ogni uomo, tra gli uomini e tra le nazioni e i popoli. Egli elimina ogni “muro di separazione” e “ogni inimicizia”. Non esistono altre vie, altre porte, altre strade che portino alla pacificazione e all’incontro con il Padre. 

D’altra parte, se è vero che il Figlio è la porta d’ingresso al Padre, è altrettanto vero che esistono tante, e a volte misteriose, strade che portano al Figlio. Dietro a ogni anelito di felicità, di bene, di verità e di bellezza nel mondo, c’è lui, Gesù. Ogni cosa ha a che fare con Cristo, e infinite sono le strade che portano a Lui. Ma solo lui ci introduce al Padre. Nessun altro. Nessuna alternativa. Così scrive sant’Ilario di Poitiers: «Molte sono le vie del Signore, benché egli stesso sia la via. Ma quando parla di se stesso si chiama via, dando anche la ragione per cui si chiami così: «Nessuno», dice, «viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). Bisogna dunque porsi il problema delle molte vie possibili e ponderare molti elementi perché, edotti da molte ragioni, possiamo trovare quell’unica via della vita eterna che fa per noi. Vi sono infatti vie nella legge, vie nei profeti, vie nei vangeli, vie negli apostoli, vie anche nelle diverse opere dei maestri. Beati coloro che camminano in esse col timore di Dio»[1].

Il magistero pontificio e le molteplici vie della pace 

Le molteplici vie della pace sono illustrate dagli interventi e dai messaggi di pace dei Pontefici a partire dal 1968. Costituiscono una lunga tradizione il cui filo conduttore è l’affermazione dell’inutilità della guerra. In precedenza, due interventi costituiscono quasi il binario su cui scorre questa intensa e approfondita riflessione magisteriale sulla pace.  il 29 aprile del 1848, Pio IX decise di non prendere parte alla guerra contro l’Austria: «Noi – egli disse – abbracciamo tutte le genti, popoli e nazioni con pari studio e paternale amore». Il germe di un nuovo atteggiamento e insegnamento sulla pace è quello proposto da Papa Benedetto XV. Da allora la guerra è per sempre bollata come inutile strage. A tal proposito, va ricordato che la sua Nota di Pace (1917) fu scritta insieme al suo principale collaboratore, mons. Eugenio Pacelli divenuto poi pontefice col nome di Pio XII. Salito alla cattedra di Pietro, nei duri anni della seconda guerra mondiale, egli pronunciò un famoso radiomessaggio (1939), dove ribadì che «nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra». In tale circostanza un ruolo importantissimo giocò l’allora Sostituto della Segreteria di Stato, Giovanni Battista Montini, che ne redasse la bozza definitiva.

San Giovanni XXIII è stato il primo pontefice della storia ad aver redatto un’enciclica interamente dedicata alla pace. Nella Pacem in terris (1963), egli richiama i quattro pilastri per la costruzione di una società ben ordinata e pacifica: verità, giustizia, amore e libertà. Un altro aspetto concernente la natura della pace è la convinzione che essa non sia un bene per tutta l’umanità.

Il Concilio Vaticano II, nella costituzione pastorale Gaudium et spes (1965), sancisce la svolta dell’insegnamento ecclesiale sulla pace[2]. In continuità, con il magistero conciliare, l’8 dicembre 1968 Paolo VI scrive il primo Messaggio per la Giornata mondiale della pace, lanciando l’idea di dedicare a questo tema il primo giorno di ogni anno[3]. Da allora i successivi Messaggi dei pontefici formano «una sintesi di dottrina sulla pace, che è quasi un sillabario su questo fondamentale argomento»[4].

A tal proposito don Tonino Bello definisce questi messaggi «colpi di maglio sulla scorza del nostro provincialismo, incapace di aprirsi agli orizzonti della mondialità […] raffiche di uragano per scoprire, sotto le ceneri dei fenomeni perversi, i carboni accesi che generano la fame, le violenze, lo sterminio di popoli interi […] mine sotto il bunker del “comodo io, comodi tutti” […] grandi temi generatori che, scavando nelle coscienze, hanno indicato nella pace il punto di raccordo, dove confluiscono giustizia, sviluppo, dialogo, conversione del cuore […] planetarie convergenze di preghiere, per implorare dal cielo che la terra, quest’atomo opaco del male, diventi giardino dove si sperimenta la fraternità di tutti i popoli»[5]

Possiamo raccogliere le idee fondamentali di questo grande insegnamento sulla pace attorno ad alcuni temi fondamentali. Innanzitutto, l’affermazione di san Paolo VI secondo il quale «non è un sogno la pace, non è un’utopia, non è un’illusione», benché la sua costruzione implichi un compito «molto difficile e molto lungo»[6]. Un’affermazione condivisa e ripetuta da tutti i Papi è l’altra frase contenuta nel Messaggio di san Paolo VI del 1973: «Se la pace è possibile, essa è doverosa»[7]. Nel 1974, egli ribadisce il collegamento tra possibilità e dovere di costruire la pace e per questo essa «deve entrare nella coscienza degli uomini come una suprema finalità etica, come una necessità morale, una àvàyxn (ananche), derivante dalla esigenza intrinseca della convivenza umana»[8]. Un tale assioma viene ribadito senza incertezze da Giovanni Paolo II (2004), Benedetto XVI (2013) e recentemente da papa Francesco. 

Se la pace è possibile e, di conseguenza, è doverosa essa è anche uno dei diritti inalienabili dell’uomo. Così tocchiamo il messaggio di “Carta di leuca” di quest’anno. Il binomio “pace e diritti” è parte integrante del magistero sociale della Chiesa secondo una visione inclusiva dei diritti, considerati come espressione di quelle libertà, di quei beni e di quelle relazioni di cui gli esseri umani hanno bisogno per avere dignità. Nel Messaggio del 1969, nel XX anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, Papa Montini afferma: «La pace è oggi intrinsecamente collegata al riconoscimento ideale e all’instaurazione effettiva dei diritti dell’uomo. […] Pace e diritto sono reciprocamente causa ed effetto uno dell’altro; la pace favorisce il diritto; e, a sua volta, il diritto la pace»[9]. Il tema è ripreso nel Messaggio del 1974, nel XXV anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Il legame tra pace e diritti umani è ulteriormente messo in luce in numerosi Messaggi di Giovanni Paolo II. Nel 1998, in relazione al cinquantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, egli sottolineò come la salvaguardia della pace dipenda da un’interpretazione corretta del fondamento antropologico dei diritti dell’uomo[10]. Da tale fondamento, emergono due insegnamenti cardine: l’universalità e l’indivisibilità dei diritti umani. L’anno successivo, il Papa ritornò sull’argomento: la pace vera si realizza «quando la promozione della dignità della persona è il principio-guida a cui ci si ispira», mentre quando «i diritti umani sono ignorati o disprezzati, […] vengono inevitabilmente seminati i germi dell’instabilità, della ribellione e della violenza»[11]. I diritti umani rappresentano una parte importante di ciò che si intende per pace[12] e sono lo strumento per instaurarla: «L’osservanza integrale dei diritti umani è la strada più sicura per stringere relazioni solide tra gli Stati»[13]. La pace, pertanto, si costruisce attraverso la solidarietà, creando un processo di sviluppo giusto, che promuova tutti i diritti umani necessari per tutelare la dignità della persona e il bene comune. 

Un altro tema di grande attualità riguarda il “disarmo nucleare”. Su questo aspetto, più volte Papa Francesco si è esposto con importanti iniziative come quando inviò una lettera a Putin (2013), con la quale chiedeva di evitare i bombardamenti in Siria. Sua è l’affermazione che nel nostro tempo è in corso una «terza guerra mondiale a pezzi». Oggi, sulla scala delle armi nucleari, il dibattito si sposta dalla “guerra giusta” alla “giusta difesa” e la Chiesa comincia una nuova e ardua riflessione sull’etica della dissuasione nella considerazione che sempre meno si possa lavorare per la pace con armi di guerra di tipo nucleare. Necessita invece lavorare per la pace con armi di pace. 

Tutta l’azione pacificatrice della Chiesa è guidata dalla visione dell’unità della famiglia umana, con le sue conseguenti implicazioni sul duplice piano etico e giuridico. Per questo essa non si stanca di esplorare tutte le dimensioni della pace e i nuovi nomi che essa, di volta in volta, assume: sviluppo, salvaguardia del creato, liberazione, questione sociale, solidarietà internazionale, difesa dei diritti dell’uomo. Educare alla pace è, per la Chiesa, una verifica dell’universalità del suo messaggio nella convinzione che tutto si tiene e tutto è connesso e che la pace è un valore senza frontiere.

Parlare, pensare, progettare, proporre

La Chiesa riconosce che il cantiere della pace è aperto a tutti e, in modo speciale, ai giovani, senza con questo voler fare dei giovani una categoria a parte rispetto agli altri soggetti. Quando Giovanni Paolo II lanciò lo slogan “la pace e i giovani camminano insieme”, non era né per lusingare i giovani e per incitarli a un’impresa solitaria, ma per renderli protagonisti di un nuovo mondo e di una radiosa alba per tutta l’umanità. 

Cari giovani, in questi giorni avete riflettuto sui quattro verbi che connotano il percorso della pace: parlare, pensare, progettare, proporre. Occorre innanzitutto che gli operatori di pace non solo agiscano, ma parlino di pace con fervore e dolcezza, con passione e con carità. La pace va annunziala e proclamata a tutti perché «quello che dici può cambiare il mondo»[14]. La parola ha una forza persuasiva. Per questo tutti possono, anzi debbono parlare di pace e di libertà e di giustizia, purché ogni parola di pace si specchi in azioni e fatti coerenti.

La pace da annunziare va anzitutto pensata. Nella lettera del 15 luglio scorso indirizzata ai giovani in cammino verso Compostella, Papa Francesco ha posto l’accento sulla necessità dell’educazione alla pace e ha esortato i giovani «ad essere studiosi di pace affinché, con le parole e con i fatti, i popoli che camminano nelle tenebre vedano la luce, gioiscano di letizia, si rallegrino dell’incontro con Colui che rafforza i regni e li consolida con la giustizia e il diritto». 

Occorre ispirarsi a un’idea di pace sufficientemente profonda e persuasiva per far leva sulle aspirazioni umane e indirizzare l’impegno di tutti a farsi promotori di pace. Come ho richiamato in precedenza, il magistero sociale della Chiesa offre un ricco approfondimento del concetto di pace ispirato all’idea che la pace donata da Cristo «sorpassa ogni intelligenza» (Fil 4,7)[15]. La sua è la “pace pasquale”, il primo frutto della sua resurrezione. Il saluto di Cristo risorto ai discepoli, riuniti nel cenacolo, è: «Pace a voi!» (Gv 20,19). Non un invito rassicurante, ma un saluto che indica l’instaurazione e l’inaugurazione dell’era messianica. La pace di Cristo è comunione con Dio e amore fraterno; è concordia, ordine, unità, desiderio di abitare nella casa del Padre dove si realizzerà la vera pace. La pace di Cristo si identifica e si riconosce nella sua persona. 

Per questo egli rassicura i suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27). Gesù sa che da soli non siamo in grado di custodire la pace, che ci serve un aiuto, che abbiamo bisogno di un dono. La pace, che è impegno nostro, è prima di tutto dono di Dio. Il cuore dell’uomo, afferma sant’Agostino, non trova pace finché non riposa in lui[16]. Il cuore è in pace quando è abitato dalla mitezza e dalla fiducia in Dio. Da questo centro sgorga la pace che Gesù ci lascia. Non si può lasciare agli altri la pace se non la si ha in sé. Non si può dare pace se non si è in pace.

A tal proposito sant’Agostino commenta: «Ci lascia la pace al momento di andarsene, ci darà la sua pace quando ritornerà alla fine dei tempi. Ci lascia la pace in questo mondo, ci darà la sua pace nel secolo futuro. Ci lascia la sua pace affinché noi, permanendo in essa, possiamo vincere il nemico; ci darà la sua pace, quando regneremo senza timore di nemici. Ci lascia la pace, affinché anche qui possiamo amarci scambievolmente; ci darà la sua pace lassù, dove non potrà esserci più alcun contrasto. […] In lui è la nostra pace, e da lui viene la nostra pace, sia quella che ci lascia andando al Padre, sia quella che ci darà quando ci condurrà al Padre. […] Egli stesso, infatti, è la nostra pace, egli che ha unificato i due popoli in uno (cfr. Ef 2, 14). Egli è la nostra pace, sia adesso che crediamo che egli è, sia allorché lo vedremo come egli è (cfr. 1Gv 3, 2). […] Questa è la nostra pace, anche se ci è lasciata da lui; e non avremmo neppure questa, se non ce l’avesse lasciata lui. La sua pace, però, è diversa. Ma se noi conserveremo sino alla fine la nostra pace quale l’abbiamo ricevuta, avremo quella pace che egli ha, lassù dove da noi non potranno più sorgere contrasti, e nulla, nei nostri cuori, rimarrà occulto gli uni agli altri»[17].

Terzo passaggio è progettare la pace. Sotto questo profilo, Papa Francesco afferma che occorre passare dalla dottrina della guerra giusta all’idea della nonviolenza attiva. «La costruzione della pace mediante la nonviolenza attiva è elemento necessario e coerente con i continui sforzi della Chiesa per limitare l’uso della forza attraverso le norme morali, mediante la sua partecipazione ai lavori delle istituzioni internazionali e grazie al contributo competente di tanti cristiani all’elaborazione della legislazione a tutti i livelli»[18].

Infine occorre proporre la pace. Il nostro è il tempo propizio per dare risalto all’annuncio di pace. «In questi nostri anni, nei quali permangono ancora gravissime tra gli uomini le afflizioni e le angustie derivanti da guerre ora imperversanti, ora incombenti, l’intera società umana è giunta ad un momento sommamente decisivo nel processo della sua maturazione. Mentre a poco a poco l’umanità va unificandosi e in ogni luogo diventa ormai più consapevole della propria unità, non potrà tuttavia portare a compimento l’opera che l’attende, di costruire cioè un mondo più umano per tutti gli uomini e su tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno tutti con animo rinnovato alla vera pace»[19].

Un tale compito deve costituire una preoccupazione costante, da ricercare sempre non con l’imposizione violenta ed offensiva sul fratello, ma con la dolcezza e il fervore della carità, affidandosi alla preghiera laddove le forze umane si rivelano impotenti[20]. «È su questo principio di solidarietà delle religioni tra loro e delle religioni con l’uomo – scrive don Tonino Bello – che esse si giocano oggi la propria vocazione planetaria. Ed è forse da queste cospirazioni” sulla prassi della pace, più che dalle tante accademie intellettuali, che nascerà una nuova temperie di comunione tra i popoli del mondo. È questa la nube della speranza, dalla quale ci auguriamo di essere avvolti»[21].

Questo è anche l’augurio che rivolgo a tutti voi giovani: lasciatevi avvolgere dalla nube della speranza che è apportatrice di pace nel cuore di ogni uomo ed è dispensatrice di nuovi itinerari di giustizia e di riconciliazione tra i popoli e le nazioni. La Vergine di Leuca, regina della pace, benedica e guidi il vostro desiderio di giustizia e faccia fiorire il vostro impegno per la  pace nel mondo e nei cuori degli uomini.  


[1] Ilario di Poitiers, Trattati sui salmi, Sal 127, 1-3; CSEL 22, 628-630.

[2] Cfr. Gaudium et spes, 77-82.

[3] Per un’analisi dei Messaggi pontifici cfr. P.K.A. Turkson, I Messaggi per le Giornate Mondiali della Pace, 1968-2017. I papi tracciano la via per la pace, in M. D’Avino – U. De Siervo (edd.), La pace necessaria, AVE, Roma 2017, pp. 17-36.

[4] Giovanni Paolo II, Un impegno sempre attuale: educare alla pace, Messaggio per la giornata mondiale della pace 2004, n. 3.

[5] A. Bello, Le giornate della pace per la pace delle giornate, in Id., Scritti di pace, vol. IV, Mezzina, Molfetta 1997, n. 17, pp. 27.

[6] Paolo VI, Se vuoi la pace, difendi la vita, Messaggio per la giornata mondiale della pace 1977.

[7] Id., La pace è possibile, Messaggio per la giornata mondiale della pace 1973.

[8] Id., La pace dipende anche da te, Messaggio per la giornata mondiale della pace 1974.

[9] Id., La promozione dei diritti dell’uomo, cammino verso la pace, Messaggio per la giornata mondiale della pace 1969.

[10] Cfr. Giovanni Paolo II, Dalla giustizia di ciascuno nasce la pace per tutti, Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1998, n. 2.

[11] Id., Nel rispetto dei diritti umani il segreto della pace vera, Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1999, n. 1.

[12] Cfr. ivi, n. 11.

[13] Ivi, n. 12.

[14] Cfr. M. B. Rosenberg, Parlare Pace. Quello che dici può cambiare iI tuo mondo, Esserci edizioni 2006.

[15] Cfr. Agostino, Compendio sulla fede, speranza e carità, 16, 63.

[16] Cfr. Id., Confessioni, I,1.

[17] Id., Commento al Vangelo di Giovanni, 77, 3-5.

[18] Francesco, La nonviolenza: stile di una politica per la pace, Messaggio per la giornata mondiale della pace 2017, n. 6.

[19] Gaudium et spes, 77.

[20] Cfr. Agostino, Discorso, 357, 4-5.

[21] A. Bello, Mani alzate sul monte per vincere …la pace, in Id., Scritti di pace, vol. IV, Mezzina, Molfetta 1997, n. 36, p. 45. 

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