Una politica di centro nella società degli opposti  – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

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Articolo del Vescovo apparso su “Nuovo Quotidiano di Puglia – Lecce”
sabato 15 aprile 2023, pp. 1 e 9.

«Cerco un centro di gravità permanente», cantava nel 1981 Franco Battiato. Nell’attuale contesto sociale in cui continua ad essere presente una forte e massiccia radicalizzazione del conflitto politico si sente la necessità di declinare seriamente la cosiddetta “politica di centro”. Il tema su cui si discute in questi giorni, è ritornato in un editoriale del sociologo e politologo Luca Diotallevi, apparso su “Il Messaggero” (mercoledì, 20 marzo, 2023). A suo giudizio «la questione del centro non-solo-politico e della sua ricostruzione si impone alla politica»[1].Occorrerebbe, infatti, far decollare un progetto che spezzi il vortice del trasformismo e del moderatismo da un lato e, dall’altro, sappia introdurre alcuni elementi decisivi che qualificano una vera cultura di governo. 

Ciò potrà avvenire, come sottolinea in un altro articolo Giorgio Merlo, solo nel momento in cui sia visibile e percepibile al suo interno anche il ruolo e la funzione della cultura popolare e cattolico-sociale[2]. Senza questa presenza culturale, ancorché non esclusiva, qualsiasi ipotesi di ricostruire un’area politica di “centro” è semplicemente destinata al fallimento. Conseguentemente, per una politica di centro si richiede una unità forte e convinta all’interno della tradizione popolare cattolica. Grosso modo è la situazione che ha reso possibile la presenza della Democrazia Cristiana in Italia. Non si tratta di rifare quel partito, ma di creare le condizioni per uscire dalle secche del bipolarismo. Ma ciò è possibile nella situazione attuale?

            Intanto, si deve notare che in questa riflessione, lo sguardo è rivolto principalmente, se non esclusivamente, alla situazione italiana. Manca un orizzonte più largo di natura geopolitica. A questa analisi è diretto il libro a firma di Lucio Caracciolo e Adriano Roccucci, “Storia contemporanea. Dal mondo europeo al mondo senza centro”, (2017). I due autori, partendo dalla pluralità di aree geopolitiche, di universi culturali e di itinerari storici che formano la trama del mondo contemporaneo, constatano il superamento di una narrazione eurocentrica. Si è passati dal protagonismo dell’«Europa mondiale», ad un tempo caratterizzato da un «mondo senza centro»[3]

Se poi dal piano socio-politico si va a una considerazione di natura filosofica si deve mettere in evidenza che la modernità, (comunque oggi la si qualifichi come postmodernità, surmodernità o ipermodernità) si è costruita sull’eliminazione di qualsiasi forma di “centro”. Richiamando il pensiero di Giordano Bruno, uno dei principali esponenti della modernità, si deve sottolineare che egli ha accolto con entusiasmo la rivoluzione copernicana e l’ha inserita in un mondo senza centro e senza confini. Tutto si relativizza: ogni cosa, anche la più piccola e la più umile, è al centro del proprio mondo, ma in un universo senza centro e senza confini. Copernico, secondo Giordano Bruno, ha cominciato la rivoluzione, ma, limitato dalla sua “raggione calculatoria”, non è riuscito ad aprirsi all’infinito, alla realtà che sfugge alle misure: pensare l’infinito significa esporsi all’indeterminatezza, al caos, alla immensità.

L’idea biblica e cristiana di un Dio trascendente che crea l’uomo a sua immagine e comunica con lui attraverso la rivelazione, i profeti o Cristo, e gli mette a disposizione il mondo perché sia teatro e materia della sua progettualità, è del tutto estranea a Giordano Bruno. La divinità non va cercata «fuor del infinito mondo e le infinite cose, ma dentro questo e in quelle»[4]. Dio è soprattutto causa infinita interna alla natura, principio immanente di una realtà infinita che l’uomo può conoscere in un processo che culmina nell’eroico furore, nell’assalto all’infinito per comprenderlo e confondersi in esso, superando ogni spaesamento.

La filosofia di Bruno scompiglia il vecchio mondo, distrugge antiche certezze e articolate gerarchie, tuffa l’uomo nell’infinito, ma, in un certo senso, addomestica l’infinito, superando ogni spaesamento: l’uomo è a casa sua in un universo senza centro e senza confini. Il filosofo capace di eroico furore lo sa e non ha l’angoscia di chi resta chiuso nei limiti sensibili e delle passioni a essi connesse, non si sente smarrito, perso nell’infinito.

Al nostro tempo, la modernità classica, secondo Zygmunt Bauman, ha assunto “la forma liquida”. La cultura in cui viviamo non dà certezze, non solidifica, sradica le persone dalla loro identità sociale per portarle nel mondo del cosiddetto benessere economico. In tal modo, si entra in una nuova era, passando dalla “modernità solida” alla “modernità liquida”. Questa è la cultura egemone in Italia, in Europa e, più in generale, nell’intero Occidente. 

La nuova società non è più cristiana, né vuole esserlo. Desidera costituirsi in un’altra forma totalmente differente da quella tradizionale. Vuole nascere senza un centro, né una gerarchia di valori, né una rete organica di relazioni fra i suoi elementi simbolici, pratici e morali. Più che una cultura con carattere sistemico, essa è un coacervo di spinte emozionali, tendenze sociali e orientamenti individuali che collidono e si respingono vicendevolmente essendo stata costruita sul delirio di onnipotenza di un esasperato individualismo. 

Certo, in una cultura individualista, caratterizzata dal “pensiero radicale” e dagli “opposti estremismi”, un po’ di pensiero moderato sarebbe un toccasana. «I moderati – scrive Luca Diotallevi – possono essere davvero radicali, perché i moderati sono quelli che si battono per il “massimo del possibile”, mentre gli estremisti si trastullano con la retorica dell’impossibile»[5]. Pur riconoscendo l’esigenza, anzi la necessità di questa forma di pensiero e di politica, rimane la domanda: come è possibile, in una società senza centro, costruire una politica di centro senza la ricostituzione di una “cultura di centro”?


[1] Cf. L. Diotallevi, Il partito di Centro che serve alla politica, in “Il Messaggero”, mercoledì, 22 marzo 2023, pp. 1 e 17, qui p. 17.

[2] G. Merlo, Il “centro” senza i Popolari non esiste, Il Torinese, 29 marzo 2021.

[3] L. Caracciolo – A. Roccucci, Storia contemporanea. Dal mondo europeo al mondo senza centro, Mondadori, Milano, 2017.

[4] G. Bruno, De la causa, principio et uno, in Opere italiane 1, Utet, Milano, 2002, p. 717.

[5] L. Diotallevi, Il partito di Centro che serve alla politica, cit., pp. 1.

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