“A tutti voglio dire grazie!” — Madonna di Pompei

 
 

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Carissimi amici,

ho pensato di scrivere a tutti questa lettera per esprimere quanto ho nel cuore in una circostanza tanto significativa per me e per la nostra bellissima Comunità.

Nell’estate del 2009 il Vescovo mi inviava in questa Comunità come vostro Parroco. Mi sono fidato del Signore e in voi ho trovato una nuova famiglia che ho amato e custodito sin dall’inizio, dedicandomi a voi con particolare gioia e abnegazione.
Sono tra voi oggi per ringraziare il Signore di avermi donato un tempo così intenso e duraturo, ben 14 anni!

Non è facile, in poche righe, rileggere il cammino percorso insieme; proverò tuttavia a fare memoria di alcuni momenti che hanno segnato questi anni.

Ho iniziato il mio ministero contento e desideroso di mettermi alla prova e di accogliere la sfida di testimoniare e annunciare il Vangelo in questa parrocchia che sarebbe diventata, col passare degli anni, la mia casa.

Gli anni trascorsi in mezzo a voi sono stati per me un tempo di grazia e di ulteriore crescita umana e spirituale. Grazie!

Quando cerco di fare una rilettura del tempo trascorso con voi, molte immagini mi ricordano momenti importanti della vita di questa parrocchia. Gli anni passati con voi sono stati anni bellissimi. Qualche fatica è inevitabile, qualche croce da portare è tipica del discepolo che sceglie di seguire il Signore. Eppure ciò che ha sovrabbondato è la grazia.

Per questa ragione oggi desidero elevare al Signore il mio rendimento di grazie per tutto il bene che ho ricevuto.

Anzitutto perché la Parrocchia ha sempre manifestato il suo desiderio di essere una Comunità fondata sul Vangelo e su relazioni autentiche.

Ho servito questa Comunità con passione e amore.

Ringrazio i tanti che hanno collaborato con me, che si sono fidati, che con pazienza mi hanno accettato nella mia povertà. Non cito nessuno in particolare, perché il mio grazie è esteso a tantissime persone che hanno testimoniato a me tanta generosità e autentico spirito di servizio.

Chiedo scusa a chi non si è sentito valorizzato, a chi non è stato coinvolto come avrebbe voluto, a chi si è allontanato a causa di qualche mia parola inopportuna, a chi non sono riuscito ad accostare come avrebbe magari desiderato.

Forse ho commesso qualche errore. Chiedo al Signore che la medicina della misericordia possa guarire eventuali ferite da me provocate.

Ci sono stati, in questi anni, alcuni momenti o circostanze che hanno segnato il mio ministero.

Penso in particolare all’esperienza della malattia e della morte di alcuni nostri parrocchiani. Anche la mia fede, in alcuni momenti, è stata ferita dal mistero della croce. È proprio vero: la croce rimane un mistero. Nel mio ricordo al Signore ci sono i volti di chi ci ha preceduto nella casa del Padre.

Io conservo una viva memoria delle grandi feste liturgiche celebrate assieme, della celebrazione del Natale e della sua gioia, della Settimana Santa e della sua profondità spirituale, dei momenti forti della nostra comunità, a partire dalla nostra festa in onore della Vergine del Rosario, della celebrazione dei Battesimi dei bambini, delle celebrazioni delle Prime Comunioni, l’adorazione, le confessioni, l’ascolto, le visite ai malati, gli inviti a degli incontri conviviali.

Di opere importanti, anche strutturali, ne abbiamo realizzate insieme, ma non sono queste che caratterizzano l’operato di un parroco. Altre opere, quelle di Dio, sono importanti: dai primi vagiti dei neonati all’ultimo respiro degli agonizzanti, dalla benedizione dell’amore degli sposi, alla nascita alla vita divina con il battesimo, dalla rinascita all’amicizia con Dio con la confessione e soprattutto dallo spezzare e distribuire il Pane dell’Eucarestia. Queste per me sono le opere più importanti.

Un grazie ai Ministri Straordinari della Comunione, ai Catechisti, agli animatori musicali della liturgia e a tutti gli operatori pastorali.

Un grazie agli amici della Confraternita, con la quale è nato e si è sviluppato un rapporto di collaborazione per nulla scontato, nella consapevolezza che si opera anche per il bene della comunità civile e non solo di quella “ecclesiale”.

Un ringraziamento grande ai nostri ammalati. Nel ministero del dolore mi hanno accompagnato e custodito; la loro sofferenza accolta e offerta è dono d’amore per tutta la Comunità.

Credetemi! Non mi è facile dirvi quello che provo: a tutti voglio dire grazie!
Questi anni sono stati intensi, vissuti nell’ascolto della Parola del Signore e nella celebrazione dell’Eucarestia. Da questo centro, cuore pulsante della Comunità, hanno trovato slancio iniziative e progetti mai frutto di strategia, ma segno di carità umana, intellettuale, educativa, evangelizzatrice.

Mi avete aperto la porta delle vostre case e del vostro cuore in un dinamismo di reciprocità.

Adesso l’obbedienza mi chiama altrove.

Per me non è facile lasciarvi, ma continuo a fidarmi del Signore: Lui sa quale è il nostro vero bene.

Lascio per andare Parroco a San Luca.

Umanamente vorremmo evitare trasferimenti e mantenere legami e affetti che il Signore invece vuole purificare. Con serenità e fiducia vivo l’obbedienza, cosa che mi sono sempre sforzato di fare nel mio ministero sacerdotale, con la ferma convinzione che Dio ha per ciascuno progetti di pace e non di afflizione, Egli ci guida sui sentieri della vita, volgendo tutto al bene, anche quando gli avvenimenti ci disorientano. Lo Spirito del Signore, infatti, ci conduce anche quando non l’avvertiamo, dando senso a tutti i momenti lieti e tristi della nostra vita per aprirci strade nuove.

Con il cuore colmo di commozione vi chiedo di continuare a pregare per me, come io continuerò a pregare per ciascuno di voi… l’ho sempre fatto.

Grazie per aver condiviso il “cantiere della comunità”: abbiamo fatto tante cose ma l’opera più importante e più bella è costruire una comunità, cantiere sempre aperto e in continuo rinnovamento.

Una comunità è una palestra di vita dove alleni i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti e le tue emozioni alla pazienza, accettando la diversità e ripartendo con gioia dopo ogni sconfitta.
Una comunità è il luogo dove lo Spirito Santo è al lavoro, iniettando nella nostra vita il vaccino del bene per sconfiggere il virus del male, quello della gelosia e dell’invidia.
Una comunità ti aiuta a comprendere che: “Da soli si cammina veloci, insieme si va lontano.

Vorrei ora affidarvi un compito, dirvi un mio proposito e lasciarvi un mio desiderio.

Come oramai sapete, la nostra Comunità subirà una “metamorfosi”, divenendo Comunità pastorale aggregandosi alla parrocchia di Santa Maria del Fonte. Tale cambiamento chiederà per voi e per tutti un di più di preghiera.

Il compito che vi lascio è che questa nostra Comunità sia sempre capace di testimoniare il suo volto accogliente e attento verso tutti, specialmente verso gli ultimi e i piccoli. Che nessuno si senta estraneo, che nessuno sperimenti l’indifferenza.

Accoglienza, anzitutto nei confronti dei sacerdoti che il Vescovo ha qui destinato: accoglierli significa consentire al prete che arriva di poter indossare il suo abito, non quello portato da altri. Tanto più si è accolti, tanto più si dona, e si dona in abbondanza.

Un proposito: quotidianamente scegliete di dedicare un po’ di tempo all’affidamento nelle mani della Madonna. In particolare, la recita del rosario diventi un momento importante nella vostra vita.

Il mio desiderio è il ricordo e il sostegno reciproco nella preghiera. Non mancherà la mia vicinanza nella preghiera.

Il Signore mi chiede di scrivere una nuova pagina di quel libro splendido che è la mia vita. Il libro è sempre quello, ma la pagina è nuova.

Forse non ho detto tutto, forse ho dimenticato qualcuno o qualcosa.

Tuttavia spero si intuisca il mio profondo senso di gratitudine e di riconoscenza.

Grazie, grazie, grazie per avermi accolto, custodito nella fede e nel ministero.

Vi voglio bene e vi porto nel cuore, oggi e per sempre.

Maria Madre e Fiducia nostra, Regina del Santo Rosario, ci custodisca.

Rimaniamo uniti nell’amore di Dio e nell’amore reciproco.

Vi benedico con immenso affetto.

 

don Carlo

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