Potremmo definire questa seconda Domenica di Quaresima come la Domenica della consegna del Figlio amato. Ad Abramo, esempio di ogni credente, Dio chiede il sacrificio del figlio Isacco, il figlio della promessa. Dio mette alla prova la fede del grande patriarca perché vuole verificare se, dopo aver ricevuto il dono del figlio, Abramo è ancora fedele alla parola dell’alleanza oppure ha cambiato il suo cuore. Proprio nel momento in cui la fede di Abramo raggiunge l’apice, nel momento del sacrificio, Dio interviene proibendo il sacrificio del figlio amato. La Lettera ai Romani si pone in antitesi a questo testo di Genesi presentandoci l’opera di Dio che non ha rifiutato il suo unico Figlio ma lo ha consegnato, in questo verbo è iscritto sempre il donarsi di Gesù al suo destino di Passione. A Lui è dovuto l’ascolto, l’obbedienza da parte di ogni uomo come chiede la voce del Padre, la cui presenza è significata dalla nube che coprì i presenti, sul Tabor: “Ascoltatelo!”. Un imperativo che trova la sua origine proprio nell’opera redentrice compiuta da Gesù. La Trasfigurazione è proiezione nella vicenda storica di Gesù della luce e della gloria della Pasqua (il riferimento visivo è quello alle vesti bianche, splendenti); con la Risurrezione i discepoli comprenderanno ciò che è accaduto sul monte, ma per arrivare alla Pasqua si passa attraverso la Passione, la Croce che è una necessità, espressa dal divieto, dall’ordine di non dire nulla prima della Risurrezione.
Don Tiziano Galati