CON DON BOSCO E DON FELICE PER “RIPRENDERCI” IL NOSTRO TERRITORIO –

 
 

[ad_1]

La seconda guerra mondiale aveva portato notevoli situazioni di grande miseria ed accentuato problematiche già presenti a San Severo: fame, povertà, disoccupazione, emergenza educativa, mortalità infantile, accattonaggio ecc. La realtà richiedeva una risposta d’emergenza tramite una rete sociale pronta a creare la cultura del bene, della solidarietà, della giustizia sociale e della vita buona secondo i valori genuini dell’umanesimo inspirato al Vangelo. Don Felice, come era suo stile, si fece promotore di sinergie territoriali. Con i Salesiani, con i Cappuccini, con le forze diocesane disponibili (Dame e Damine della Carità, la Conferenza di San Vincenzo, i suoi parrocchiani) costituì una grande opera di soccorso “educativo” per la gioventù evitando che, in situazioni di degrado sociale, si trasformasse in una massa di ladruncoli per le vie di San Severo a causa delle figure genitoriali assenti o totalmente impegnate nel lavoro in compagnia e perciò facile preda di uomini senza etica. Insieme ai suoi collaboratori raccoglieva i ragazzi della città a Croce Santa; gli dava da mangiare, gli regalava scarpe e indumenti, faceva loro scuola perché le scuole statali erano chiuse. Tramite testimonianti figure di educatori, maestri, mamme di famiglie, catechisti proponeva loro attività ludiche e formative e li educava al bene, alla legalità e alla sana cittadinanza.

Nello specifico alla situazione di degrado sociale coinvolse i maestri cristiani per alcune istituzioni parascolastiche come la refezione scolastica e il doposcuola. Lavorò per il ripristino dello Scoutismo di cui era stato il fondatore nel 1919 con la prima fiamma scout nella regione Puglia “Esploratori don Bosco 1” che venne immatricolata nel 1922; aprì il doposcuola e le scuole serali maschili e femminili in parrocchia, la refezione dei bambini poveri, la colonia marina. Aiutato da tanti che avevano dato la loro disponibilità educativa diede vita all’assistenza invernale dei piccoli e la mensa per le famiglie disoccupate perché era terminata la stagione della raccolta delle olive. Per sostenere nel tempo questa rete educativo-assistenziale si fece aiutare anche da associazioni vaticane ed internazionali: POA [Pontificia Opera Assistenza], ONARMO [Opera Nazionale di Assistenza Religiosa e Morale degli Operai], ERP [Europian Recovery Plain – “The Marshall plan”], AAI [Amministrazione per gli Aiuti Internazionali], e con esse assicurava il sostegno con i generi di prima necessità: farina, riso, pasta, zucchero, latte in polvere, carne in scatola ecc…

Anche gli alleati presenti in città, visto quanto fosse urgente un’opera educativa nei confronti dei ragazzi sfruttati e dei giovani sbandati, decisero di costituire in loco “l’opera di assistenza ai minorenni discoli” e chiesero la collaborazione di don Felice che accettò per poter intercettare il maggior numero di giovani possibili e propose nel direttivo la partecipazione anche di un gruppo di Dame della carità che con la loro testimonianza davano un tocco di “autentica carità” genuina anche all’interno di quell’opera indipendente dalla realtà ecclesiale.
Il modo con cui don Felice e le sue collaboratrici e collaboratori arginavano il male e promuovevano il bene, pur in tempi diversissimi dai nostri, potrebbe costituire anche oggi un punto da cui ripartire per fronteggiare la deriva educativa, sociale e morale nella quale la legalità ed il bene vengono posti ai margini delle scelte politiche e del vivere la città ed il territorio con la conseguente escalation di furti, omicidi, bombe, traffico di droga ormai senza controllo… Ripetere quel modo di fronteggiare il degrado sociale della prima metà del secolo scorso non è proponibile, ma riattivare lo spirito che animava quegli interventi è senz’altro possibile. La passione educativa del nostro Venerabile, affinata alla scuola di Don Bosco; la capacità di farsi carico degli altri assumendosi responsabilità anche più grandi di lui, che tanti altri nelle istituzioni e anche nella chiesa misconoscevano, e che lui prendeva a cuore, radicato come era nell’amore appassionato di Dio per l’uomo; l’arte di fare sinergie anche con chi non la pensava come lui, per promuovere il bene. Questi gli indicatori che don Felice ancora oggi ci propone per ridare sicurezza di legalità alla nostra gente e speranza ai giovani che sempre più numerosi fuggono dal nostro territorio non vedendo per loro prospettive di lavoro, di benessere e sviluppo culturale e sociale qui.

Questo tempo di grave degrado può trasformarsi in occasione propizia di ripresa a certe condizioni.

Il nostro Vescovo in un recente intervento ce ne indicava alcune che qui riproponiamo, nella speranza che divulgate ancora più capillarmente nel tessuto socio-culturale del territorio possano suscitare maggiori e più decise prese di posizione tra quelli che hanno a cuore, e ne sono tanti, la Capitanata e in particolare le popolazioni dell’Alto Tavoliere.

Ciascuno ridia fiato a quella che gli psicologi chiamano “intenzione motivazionale” cioè cosa sta alla base di quell’azione che siamo chiamati a compiere. Il Vescovo diceva “Chi ha un perché, troverà sempre il come” vale a dire “chi vuole fare qualcosa trova sempre una strada, gli altri una scusa”.

Altra sollecitazione era circa l’assumerci noi come cittadini, e non delegare solo alle istituzioni, l’impegno e la responsabilità per cercare soluzioni ai nostri problemi. E qui sono chiamati tutti all’appello: famiglie, scuola, parrocchie, associazioni, movimenti, gruppi sportivi, centri di diffusione e promozione culturale… nessuno dovrà dire: non è affar mio! Facciamo nostro il motto della Scuola di Barbiana “I CARE”.
In ultimo don Gianni sottolineava l’importanza della parola INSIEME, fare cioè “sinergia radicale per creare cultura di legalità, cultura di bene”. Dunque tutti ma insieme. Se il male si coalizza, è importante e necessario che anche il bene lo faccia. Questo stile “sinodale” deve guidare la nostra azione. Don Bosco e la famiglia salesiana che hanno educato tante generazioni di San Severo e del circondario e don Felice Canelli sono stati profeti in questo percorso. Ora tocca a noi.

Sr Francesca Caggiano
La Vice Postulatrice

Don Mimmo Niro

[ad_2]

clic qui per l’articolo sul sito della Diocesi di San Severo