Cristianofobia un vulnus per la società – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

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Articolo in “Nuovo Quotidiano di Puglia – Lecce”
domenica 19 febbraio 2023, pp. 1 e 27

Molti centri di ricerca istituzionali e governativi convergono nel constatare la crescita delle persecuzioni, in particolare, contro i cristiani. Con approssimazione per difetto, si valuta che sono circa 360 milioni i cristiani discriminati e perseguitati in vari parti del mondo. A livello generale si calcola sia uno su sette, ma in Africa è uno su cinque, due su cinque in Asia, uno su quindici in America Latina. Dal 2014, la curva di crescita in oltre 70 Stati è salita del 22%. In Africa, la violenza è portata avanti da forze del fondamentalismo islamico. In Medio Oriente, le tre comunità cristiane più antiche (Iraq, Siria, Palestina) sono a rischio estinzione. In Asia, l’autoritarismo statale e il nazionalismo religioso mettono in forte sofferenza le minoranze e, in particolare, i cristiani. Alle violenze tradizionali si aggiungono i sequestri, lo stupro delle donne, i matrimoni forzati, la richiesta di riscatto e gli strumenti di controllo sociale.

Le ragioni sono varie: l’oppressione islamica, il nazionalismo religioso, l’antagonismo etnico-religioso, l’oppressione tribale, la prevaricazione comunista e post-comunista, l’intolleranza secolare, la paranoia dittatoriale, il crimine organizzato e la corruzione. Si assiste così alla crescita del fondamentalismo islamico in Africa, dell’autoritarismo statuale (Cina) e religioso (India) e della progressiva consunzione delle comunità cristiane in Medio Oriente. Spiccano come luoghi di persecuzione estrema la Corea del Nord, la Somalia, lo Yemen, l’Eritrea, la Libia, la Nigeria, il Pakistan, l’Afghanistan, il Sudan e l’India.

In Occidente non si può propriamente parlare di persecuzioni e molestie sistematiche. Per questo si ricorre piuttosto al termine cristianofobia, come conseguenza della deriva ideologica della laicità occidentale. Nato in ambiente accademico, il termine è stato diffuso dal linguaggio diplomatico come corrispettivo di “antisemitismo” e “islamofobia”. Con esso si indicano alcune pratiche di intolleranza e discriminazione e un’avversione pregiudiziale verso le Chiese cristiane.

Il 14 novembre 2022, è stato pubblicato il nuovo Rapporto annuale sulla persecuzione dei cristiani edito dall’Observatory on Intollerance and Discriminations Against Christians in Europe (OIDAC), con sede a Vienna. Con il termine persecuzione si intende qualsiasi ostilità subita come conseguenza dell’identificazione di un individuo o di un intero gruppo con il cristianesimo che può includere atteggiamenti, parole e azioni ostili nei confronti dei cristiani di tutte le confessioni: cattolici, ortodossi, protestanti sia delle Chiese tradizionali sia delle nuove forme confessionali. Per l’anno appena trascorso, si calcola che sono 5.898 i morti, 5.110 le chiese distrutte e 6.175 i prigionieri.

Nel discorso al corpo diplomatico del 9 gennaio 2023, Papa Francesco ha riproposto all’attenzione del mondo questo scottante problema: «È bene non dimenticare che la violenza e le discriminazioni contro i cristiani aumentano anche in Paesi dove questi non sono una minoranza. La libertà religiosa è messa in pericolo anche laddove i credenti vedono ridotta la possibilità di esprimere le proprie convinzioni nell’ambito della vita sociale, in nome di un malinteso concetto di inclusione. La libertà religiosa, che non può ridursi alla mera libertà di culto, è uno dei requisiti minimi necessari per vivere in modo dignitoso e i governi hanno il dovere di proteggerla e di garantire a ogni persona, compatibilmente con il bene comune, l’opportunità di agire secondo la propria coscienza anche nell’ambito della vita pubblica e nell’esercizio della propria professione».

Continuando la sua analisi, il Pontefice ha denunciato la «colonizzazione ideologica» espressa dai «tentativi di imporre un pensiero unico, che impedisce il dialogo e marginalizza coloro che la pensano diversamente. C’è il rischio di una deriva, che assume sempre più il volto di un totalitarismo ideologico, che promuove l’intolleranza nei confronti di chi non aderisce a pretese posizioni di “progresso”, le quali, in realtà, sembrano portare piuttosto a un generale regresso dell’umanità, con violazione della libertà di pensiero e di coscienza».

Inspiegabile è la disattenzione dei media occidentali. «Parte del problema – si legge nel documento della fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” – è rappresentato dall’errata percezione culturale dell’Occidente che continua a negare che i cristiani rimangono il gruppo religioso maggiormente perseguitato». Madaleine Enzlberger, che dirige l’OIDAC, ha recentemente affermato: «Nell’Europa di oggi non solo è fuori moda vivere la fede cristiana con convinzione, ma tale scelta può anche portare a gravi violazioni della libertà personale in importanti ambiti della vita come il lavoro e la formazione». 

Lo stesso Rapporto ha raccolto un numero allarmante di casi di stereotipi negativi, fonte di violenza o di insulti diretti contro i cristiani da parte di personaggi pubblici e persino da politici e da giornalisti. «Questi esempi – è la conclusione del Rapporto – suggeriscono una tendenza preoccupante: la società appare indifferente ai discorsi spregiativi e alle false accuse contro i cristiani». Come ha sottolineato Madeleine Enzlberger,«la divisione tra cristiani e gruppi laicisti è spesso orchestrata dai media e dalla politica», mentre «la tolleranza e il rispetto dovrebbero applicarsi allo stesso modo per tutti i gruppi della società». L’Occidente sembra non accorgersi che l’indifferenza verso la libertà religiosa coincide con la restrizione dei processi democratici e degli stessi valori umani da essi rappresentati.

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