Dal Salento un messaggio di bellezza. Il discorso del 2008 è stato profetico – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

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Intervista di G. Andriani, “Nuovo Quotidiano di Puglia – Lecce”, mercoledì, 4 gennaio 2023, p. 5.

Vito Angiuli, Vescovo della Diocesi di Ugento Santa Maria di leuca dal 2010, appena due anni prima Benedetto XVI fu al Santuario Finibus Terrae per lanciare il messaggio del Salento come ponte tra Occidente e Oriente. Il suo è un territorio che ha significato tanto nel papato di Ratzinger.

«Voglio sottolineare che Benedetto XVI rimase colpito dal territorio di Leuca. Tanto che chiese di poter sorvolare, con l’elicottero, sul mare. Partirei dal tema della bellezza, fondamentale nel suo magistero. La bellezza non solo come dimensione estetica, ma come forma divina. La contemplazione del territorio leucano come espressione della bellezza divina. È un particolare da non trascurare. Poi c’è da tener presente l’immagine del ponte con l’Oriente. Anche questo fa parte della visione strategica della sua teologia. L’Oriente da dove proviene la lux, è un territorio con il quale bisogna intavolare un discorso. Parliamo dei cristiani d’Oriente, ma anche degli ebrei con un forte richiamo all’Islam, nonostante l’incidente di Ratisbona. Voleva sottolineare che la Chiesa è in campo aperto e deve incontrare tutte le religioni, soprattutto quelle monoteiste».

Negli stessi luoghi, poi è giunto anche Papa Francesco. Ci racconta quella visita?

«Papa Francesco dieci anni dopo volle visitare la tomba di Don Tonino Bello. Il mondo nel frattempo era cambiato. Il tema delle migrazioni e dei rapporti con i territori al di là dell’Adriatico era già diventato maggiormente centrale. Anche Bergoglio si è soffermato sulla bellezza del territorio. In elicottero, mente andavamo a Molfetta, rimase incantato dal mare salentino. Quando poi gli parlai della xylella che aveva colpito gli ulivi ebbe un sentimento di tristezza. Il cambiamento storico, ci portava ancora di più a sottolineare il dialogo ecumenico e interreligioso con l’Oriente, e a volere il dialogo interculturale con tutti i mondi che sono al di là dell’Adriatico. Parlava del Mediterraneo non solo come di un mare fisico, ma come un emblema da superare. Non dovrebbe essere il mare dei morti, ma un luogo di speranza. E questo è chiaramente legato a quanto Francesco disse su monsignor Bello».

Da vescovo e da teologo, qual è il messaggio che resta a Leuca e al Salento della visita di Benedetto XVI?

«Innanzitutto la necessità che il richiamo al dialogo ecumenico interreligioso sia portato avanti da noi con estrema convinzione. Tanto più, considerando quanto accaduto con la guerra in Ucraina, che ha portato a una maggior distanza tra i cristiani d’Oriente e quelli d’Occidente. Il discorso di Papa Benedetto XVI è sicuramente profetico. Oggi siamo caduti in un “inverno ecumenico “. Per questo le sue parole sono estremamente attuali».

Le sue parole oggi acquisiscono, se possibile, ancor più valore. Un valore riconosciuto dalla Chiesa e non soltanto. È d’accordo?

«Il suo discorso non vale solo per la Chiesa. È una linea da portare avanti anche da parte degli Stati. Non si tratta solo di salvare il dialogo tra le religioni ma anche quelli tra le società, tra gli Stati e tra le culture. È sicuramente un discorso di più ampio respiro».

Cosa resta di Benedetto XVI?

«Guardava il mondo con la semplicità che ha caratterizzato tutto il suo ministero, ma con una profondità capace di studiare le piaghe nella storia. Abbiamo ammirato tutti la capacità di entrare nelle contraddizioni storiche, di analizzare alla luce del Vangelo».

Il Basso Salento ha assunto un valore centrale per la Chiesa. Due papi hanno visitato i suoi luoghi negli ultimi quindici anni. Da qui parte un messaggio di speranze e, attualizzando, anche di pace.

«Papa Benedetto XVI venne per visitare i l Santuario della Madonna di Leuca, un simbolo per il nostro territorio. Mente Papa Francesco venne soprattutto per don Tonino Bello e per rendere omaggio a questa figura eccezionale per tutta la Chiesa e per il mondo. Francesco parlò di don Tonino come un seme piantato nel nostro territorio che deve germogliare. Un seme che viene da questa terra e che qui è stato seminato. In molte circostanze, sia in quel discorso ma anche in altri sul tema della pace, Francesco ha citato don Tonino. Ne voglio ricordare due: Leuca come “terra finestra”, non solo ultima propaggine del territorio italiano, ma come finestra aperta sul Mediterraneo. E poi il concetto per cui si può cercare la pace se non c’è la dissolvenza dei volti. La pace è riconoscere l’altro, il volto dell’altro, non come nemico, ma come un altro fratello da incontrare, da conoscere e da amare».

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