“Fare la storia”. 59.ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni — Arcidiocesi Bari-Bitonto

 
 

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Fare è un verbo generico che usiamo per tantissime declinazioni, ma è una parola che indica concretezza, manualità, creatività, coinvolgimento. Chiede di non stare a guardare, di prendere parte, di schierarsi, di non rimanere neutrali, di non stare con le mani in mano. ̀, ̀ ̀ , ̀ . ̀, ̀ ̀, , .

 

Quando penso a queste due parole “Fare” e “Storia”, penso a qualcosa di concreto, di tangibile che va compiendosi; qualcosa di grande che si sta realizzando: la mia storia.

Pensando alla storia, forse pensiamo alle numerose pagine studiate tra i banchi di scuola, tra guerre e rivoluzioni, tra vinti e vincitori, tra scoperte scientifiche e conquiste geografiche e dimentichiamo in tutto questo la nostra vita, le nostre esistenze, le nostre storie personali, uniche, preziose e per questo grandi e meravigliose.

È questa storia che noi vogliamo fare, costruire, realizzare, compiere non da soli ma insieme a Dio e ai fratelli. La storia, la vocazione, sono un dono di Dio da scoprire, da accogliere, ma anche e soprattutto da vivere.

La vocazione non accadrà, non scenderà dal cielo già tutta compiuta come un progetto già tutto pronto, confezionato in ogni dettaglio dalle mani di Dio. La ricerca vocazionale e il suo discernimento chiede responsabilità, quella abilità a rispondere che coinvolge la nostra libertà, le nostre mani, il nostro fare.

Fare la storia, fare la vocazione, non è diventare qualcuno o cadere in un mero attivismo che ci svuota di noi stessi, vivendo sempre al di fuori di noi; piuttosto fare la storia, la tua vita, la vocazione, è un prendere forma che nasce dal Battesimo, ovvero dalla consapevolezza di essere e sentirsi figlie e figli amati, per poter amare di conseguenza questo mondo, questa storia, questi fratelli e sorelle che Dio pone al nostro fianco.

La vocazione è un’opera artigianale che non si può compiere da soli senza un Maestro e senza la Chiesa, ma esige la risposta di ognuno.

C’è una storia, una vita da fare insieme al Signore, insieme agli altri spendendola nell’amore, vincendo paure e scoraggiamenti e avendo il “fiuto della vita”.

Questo ricordava Papa Francesco lo scorso 18 aprile a circa 80.000 ragazzi riuniti in Piazza San Pietro: “Non vergognatevi dei vostri slanci di generosità: il fiuto vi porti alla generosità. Buttatevi nella vita. Avete chi vi accompagna, cercate qualcuno che vi accompagni. Ma non abbiate paura della vita, per favore! Abbiate paura della morte, della morte dell’anima, della morte del futuro, della chiusura del cuore: di questo abbiate paura. Ma della vita, no: la vita è bella, la vita è per viverla e per darla agli altri, la vita è per condividerla con gli altri, non per chiuderla in sé stessa.

Io non vorrei dilungarmi tanto, soltanto vorrei dire che è importante che voi andiate avanti. Le paure? Illuminarle, dirle. Lo scoraggiamento? Vincerlo con il coraggio, con qualcuno che vi dia una mano. E il fiuto della vita: non perderlo, perché è una cosa bella.”

E allora dai forma alla tua vita, ama e lasciati amare, scopri quale vocazione Dio ha pensato di costruire con te , non fermarti, mettiti in cammino e fai della tua vita un’opera meravigliosa.

don Nicola Simonetti

direttore del Centro Diocesano Vocazioni

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