IL GIARDINO E LA STRADA Appunti per il cammino pasquale – Arcidiocesi di Brindisi – Ostuni

 
 

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L’obbedienza feconda di Cristo, fino al dono totale di sé sulla croce, ha fecondato d’amore il giardino, che è ritornato ad essere luogo di vita e di armonia.
Nel giardino è stato seminato il chicco di grano: “Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, […] posero Gesù” (Gv 19, 41-42); ma il chicco di grano non può restare a lungo nella terra, deve sprigionare la vita nuova: il grano maturo della resurrezione.

Ha ragione Maria di Màgdala a pensare che Gesù risorto sia il custode del giardino (Gv 20, 15); si, è Lui che ha restituito al giardino della creazione la bellezza e l’armonia originaria, con la sua morte e resurrezione.
A lui sta a cuore il giardino della nostra vita! La Pasqua è l’occasione di verificare se la nostra vita è il giardino bello, armonioso e fecondo voluto da Dio e restaurato da Gesù con la sua morte e risurrezione, oppure è il giardino infestato di zizzania, dove si concepiscono progetti sciagurati che umiliano la vita e la dignità umana.

Torniamo al giardino della resurrezione per ritrovare la bellezza della vita che pur recando le sue ferite, tuttavia, è un dono d’amore.
Torni al giardino della resurrezione la Chiesa, spesso tentata da antiche nostalgie di immobilismo e da rassicuranti liturgie ritmate da logiche mondane, più che da melodie evangeliche.

Tornino al giardino della resurrezione le famiglie, sempre più alle prese con relazioni e legami deboli e spesso più impegnate a promuovere il benessere dei singoli individui, che la comunione armoniosa delle differenze, per la crescita comune di tutti i membri.
Tornino al giardino della resurrezione i responsabili della cosa pubblica, sempre più dediti alle alchimie politiche, che alla promozione del bene comune e della dignità di tutti, soprattutto dei poveri.

Torni ad essere giardino della resurrezione la nostra casa comune, sempre minacciata da logiche di profitto, che umiliano il bisogno di sostenibilità, di cura, di rispetto del creato, che sale dal grido di larga parte dell’umanità.
Il giardino della resurrezione sia, per noi discepoli del Signore, laboratorio dove progettare percorsi di annuncio del vangelo, di promozione umana e sociale, soprattutto delle fasce fragili della società, e di cura del creato.

❖La strada

Se il giardino è il laboratorio dove far rifiorire progetti di risurrezione, la strada è il luogo dove questi progetti vanno vissuti.
L’appuntamento dato da Gesù risorto agli apostoli, tramite le donne, è chiaro: “andate a dire ai suoi discepoli: È risorto dai morti, ed ecco, vi precede il Galilea; là lo vedrete” (Mt 28, 7). Gesù risorto dà appuntamento, ieri come oggi, sulle tante strade della Galilea della vita, agli incroci spesso turbolenti delle vicende umane dove è necessario tornare a portare la parola gentile e illuminante del vangelo della resurrezione.

Là, sulle strade della vita, lo vedremo; certo, non è facile per noi riconoscerlo come non lo fu per i discepoli di Emmaus. Perciò, come tracce della sua presenza, il Risorto continua a darci, ancora oggi, la sua Parola e lo spezzare del pane, il gesto eucaristico che è cifra interpretativa del dono totale della sua vita.

Frequentando assiduamente la Parola e l’Eucarestia, saremo in grado di riconoscerlo presente nei volti, nelle storie, nelle vite e perfino nelle passioni buone dei fratelli e delle sorelle che abitualmente incrociamo nei percorsi quotidiani della nostra vita.

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