Io non lo conoscevo

 
 

Letture:
Is 49,3.5-6
Sal 39
1Cor 1,1-3
Gv 1 29-34

Carissimi,
Incominciamo la nostra riflessione sul Vangelo, ripensando proprio alle ultime battute che chiudono il testo che abbiamo ascoltato. Giovanni, l’evangelista, chiude il racconto riferendo queste parole del Battista: “… e io ho visto e ne rendo testimonianza che è Lui colui che doveva venire da parte di Dio”. Vorrei sottolineare proprio queste parole: “…Ho visto”. Cioè Giovanni Battista ci tiene a farci sapere che non ci ha raccontato qualcosa che lui sa per sentito dire, perché glielo hanno detto e lui ci ha creduto. “Io ho visto”, ci ha detto Giovanni. Quindi noi abbiamo ascoltato oggi in presa diretta, direi, le parole di un testimone, di uno che ha visto. E che cosa ha visto Giovanni il Battista?

Ci risponde Giovanni Battista: “Io non sapevo che Lui è veramente il Figlio di Dio, Non lo sapevo. L’ho capito quando ho visto lo Spirito discendere su di lui e posarsi come una colomba. Allora ho capito chi era quest’uomo!”.

Ecco dunque il brano di oggi: Giovanni Battista, vedendo passare Gesù, trova naturale dire alla gente: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo”. Perché mai Giovanni usa questa parola: l’agnello di Dio,  per indicare Gesù? In questa parola ci sono delle grandi risonanze profetiche perché nella lingua ebraica la parola agnello si dice con lo steso termine che si usa per indicare la parola servo; è lo stesso termine, linguisticamente parlando. Noi nella prima lettura abbiamo ascoltato il profeta Isaia che dice di questo misterioso personaggio: “Ecco il mio servo che io sostengo per portare il diritto e la giustizia a tutte nazioni. È troppo poco che tu sia mio servo, io ti ho costituito luce delle nazioni”. E anche in altri passi della Scrittura il messia veniva indicato con questo termine: il servo.

Giovanni Battista, parlando di Gesù, usa questo termine per far capire ai suoi ascoltatori: “Quello che i profeti hanno detto, quello che voi aspettate è Lui”. E usa questo termine con questa significazione particolare: l’agnello di Dio. E qui il discorso ci sembra un po’ paradossale, tutto da capire. L’agnello? Ma quando e come un agnello può togliere i peccati del mondo? L’agnello dice fragilità, e povertà, estrema debolezza; l’agnello non fa paura a nessuno, ti fa solo tanta tenerezza. Eppure l’agnello toglie i peccati del mondo.

Allora, la prima cosa che dobbiamo fare, carissimi, è convertirci a questo discorso, non stiamo a dire belle poesie, che inteneriscono il cuore e basta. Gesù si è fatto agnello, si è fatto debolezza per sconfiggere le forze del male, la forza del peccato. Ma viene da chiederci: come può un agnello togliere i peccati del mondo? Lo fa in una maniera assolutamente inedita, nessuno ci poteva mai pensare. Gesù toglie i peccati del mondo prendendoseli Lui; Lui, l’unico innocente della storia dell’umanità, l’unico innocente prende su di sé il peccato del mondo e ci dice oggi: “Per il peccato che c’è nel mondo, avreste davanti un solo destino, quello del fallimento. Ma voi non fallirete perché per voi pagherò io. Io sono colui che prende su di sé il peccato del mondo. Pagherò io per voi”.

Quando guardiamo Gesù in croce ogni tanto facciamoci questa domanda: “Ma Gesù perché sta in croce?”. La risposta è che Lui sta in croce per me, per i miei peccati. Di fronte a Gesù in croce non mi devo far prendere dalla pietà, della serie: “Poveretto! Come ti hanno conciato!”. No. La riflessione che devo fare è un’altra, questo è il Vangelo di oggi: come paga il peccato del mondo Gesù? Facendosi Lui peccato, Gesù salva il mondo con un gesto assolutamente gratuito di amore e questo gesto nessuno mai lo potrà ripagare, per quanto noi gli possiamo dire grazie, stupiti, meravigliati ma non potremmo restituire mai quello che Gesù ha dato a noi, perché Lui ha dato a noi sé stesso. “È come un agnello mansueto che viene portato al macello”, diranno i profeti, intravedendo la passione di Gesù. Gesù si è caricato dei nostri peccati. Allora dice Giovanni Battista: “È Lui l’agnello, è lui che si prenderà i nostri peccati”. Se noi abbiamo qualche speranza di avere la vita eterna è perché Lui ci ha aperto questo passaggio.

Tra l’altro, se ci pensiamo, queste parole noi le ripetiamo sempre durante la messa. Ogni volta infatti diciamo, prima della comunione: “Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi”, per tre volte lo invochiamo con questo titolo e di rimando, mentre voi dite queste parole, io sull’altare spezzo il Pane. Ecco l’agnello immolato. Poi, rispondendo alle vostre invocazioni, io vi presento il Pane spezzato, immolato e vi dico le stesse parole che diceva il Battista: “Ecco l’agnello di Dio”. Che cosa vi presento? Un pezzo di pane spezzato: ecco, l’agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato del mondo. Il mondo è pieno di peccato. C’è tanto male! Come si libererà il mondo da questo male? C’è una sola via, è quella che ci ha indicato Gesù, è la via della condivisione, la via dell’amore, del perdono. Se al male ricevuto io rispondo con altro male, allora il mondo non guarirà mai! L’unica possibilità è che io rispondo al male col bene, come ha fatto Gesù che ha affrontato il male del mondo, facendo delle scelte di bene, di amore. Se noi veniamo a messa tutte le domeniche intorno a questo altare a vedere questo pane che ancora una volta si spezza per noi, proviamo a dire: “Gesù, grazie! Non merito tanto. Come sei buono con me, come sei paziente! Non lo merito. Aiutami a convertirmi al tuo modo di salvare il mondo”.

 

 

 


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