Linee guida per la seconda fase “Sapienziale” del Cammino Sinodale – Arcidiocesi di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo

 
 

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Il clima orante e ospitale

«Resta con noi, perché si fa sera» (Lc 24,29). Giunti a Emmaus, l’invito dei discepoli è una risposta al Maestro, quasi un’implorazione a Colui che ha fatto balenare una luce nuova nella loro vita; è una sorta di “preghiera dei fedeli”, come risposta alla parola che scalda il cuore. Il discernimento ecclesiale si realizza in un contesto di preghiera. Ma questo invito esprime anche il desiderio di accogliere “il forestiero”, come l’avevano definito all’inizio del dialogo; quel «resta con noi» è un gesto di ospitalità, l’offerta della casa e della mensa; è un segno offertoriale, la condivisione delle proprie risorse.

Il discernimento ecclesiale non può avvenire se non nello stile dell’invito «resta con noi» (Lc 24,29): cioè, in un clima orante e ospitale, con un’attenzione speciale a chi è “forestiero”, a chi non è dei “nostri”, a chi non viene invitato volentieri a mensa, a chi è escluso dalle competizioni mondane, a chi è lasciato fuori dalla porta di casa.

La preghiera rivolta al “forestiero” perché possa restare con loro esprime una maturazione nell’animo dei discepoli: dalla fase del lamento autoreferenziale stanno passando a quella dell’accoglienza comunitaria del Signore e dei fratelli. Si potrebbe dire, utilizzando il linguaggio teologico, che sta crescendo in loro un “fiuto” ecclesiale, si sta formando un “senso di fede” non più solo individuale ma condiviso (sensus fidei fidelium). Prima pensavano solo a recriminare, a recuperare il passato, a rinchiudersi nuovamente nel loro villaggio; ora cominciano a capire che possono aprirsi all’altro, al pellegrino, e diventare comunità accogliente.

La frazione e condivisione del pane

Il pane posto sulla mensa dai discepoli diventa poi pane eucaristico: così come nei racconti della moltiplicazione, in questa scena l’evangelista usa con cura il linguaggio dell’ultima Cena: «Prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro» (Lc 24,30). Solo «allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Lc 24,31). Riconosce pienamente il Signore risorto chi lo sperimenta come Signore offerto, come pane spezzato e donato. Solo chi avverte l’abbraccio del suo amore può riconoscere e confessare che “Gesù è il Signore” (cf. 1Cor 12,3). Il discernimento ecclesiale prende le mosse dalla frazione e dalla condivisione del pane: sia quella rituale, la Celebrazione e Comunione eucaristica, sia quella esistenziale, il servizio e la prossimità alla gente. Chi si nutre del corpo eucaristico del Signore è nella condizione migliore per discernere le esigenze delle membra del corpo ecclesiale e del corpo sociale.

Il ritorno a Gerusalemme per una partenza missionaria

La scomparsa fisica del Signore è la condizione perché i due discepoli non si attardino a parlare con Lui, non lo accerchino, non si chiudano in una bolla emotiva, è la spinta per tornare a Gerusalemme: ora tocca a loro testimoniare il Signore. Il pane condiviso, insieme all’ardore del cuore, li mette in cammino, li spinge a ripercorrere gli undici chilometri in direzione inversa rispetto all’itinerario precedente. Gerusalemme è la città della Pasqua, il punto d’arrivo della missione terrena di Gesù e il punto di partenza della missione storica della Chiesa. Alla fine del Vangelo, Luca riporterà la profezia del Risorto: una volta sceso lo Spirito, nel nome di Cristo «saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme» (cf. Lc 24,47).

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