Omelia del Vescovo Sabino in occasione della B.V. Regina della Palestina – Diocesi di Castellaneta

 
 

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RICORDO LITURGICO
BEATA VERGINE MARIA REGINA DELLA PALESTINA PATRONA DELL’ORDINE EQUESTRE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME

Laterza-Santuario Mater Domini, 29 ottobre 2022

 

OMELIA

Carissimi fratelli e sorelle, celebriamo con gioia il ricordo liturgico della Beata Vergine Maria Regina della Palestina, Patrona dal 1994 dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, in questo Santuario, cuore mariano della nostra Diocesi.

Saluto, anzitutto, voi fedeli che abitualmente vivete la celebrazione eucaristica in questo Santuario e con voi i componenti della Deputazione ad esso preposta. Un particolare saluto al Preside, Comm. Rosario Gravina, della sezione di Castellaneta della Luogotenenza meridionale Adriatica dell’Ordine Equestre e con lui a tutti i Cavalieri e le Dame presenti, nonché a don Domenico Giacovelli, Rettore del Santuario per la fraterna accoglienza, a Mons. Gennaro Inglese, a don Franco Alfarano, a don Vito Mignozzi e a don Cataldo Letizia, per la cura della celebrazione.

Celebriamo questo ricordo liturgico – caro ai sodali dell’Ordine Equestre e a noi tutti – nella XXXI Domenica del Tempo Ordinario, in cui la pericope evangelica, invitandoci a seguire Gesù verso Gerusalemme, ci permette di sostare a Gerico, città particolare e secondo alcuni archeologi tra le più antiche del mondo. Città posta a 240 metri sotto il livello del mare, conquistata da quel gruppo peregrinante nel deserto per quarant’anni – dopo la liberazione dall’Egitto – che, dall’alto del Monte Nebo, dopo aver guardando la Terra di Canaan promessa dal Signore, ne assalta la sua fortificazione senza conquistarla con la battaglia armata, ma piuttosto con uno stile processionale, come a dire che il popolo d’Israele non è chiamato a mostrare i muscoli, quanto piuttosto processi e stili di pace.

Proprio a Gerico avviene questo incontro tra Gesù e il più atipico dei discepoli. Gesù è accolto da una folla particolare che aveva già sperimentato la guarigione del cieco “pentito”, nella quale si confonde quest’uomo di nome Zaccheo. Un uomo piccolo di statura, inviso a tutti, che accumulava il disprezzo degli uomini per la sua condizione sociale. Ricco usuraio, capo degli esattori, amico dei Romani. Un uomo chiuso nel suo mondo, ma conosciuto da tutti. Ma soprattutto un uomo – nella circostanza – mosso dalla semplice curiosità: gli interessa solo vedere Gesù, pur senza incontrarlo. Corre avanti, per smarcarsi dalla folla, sale sul sicomoro, questo albero dal fogliame fitto, per nascondersi e “spiare” il passaggio di Gesù. Ma, quasi per incanto, nel fluire di questa “massa” di gente, giunti sotto il sicomoro, Gesù alza lo sguardo, prende l’iniziativa e tra i tanti volti cerca proprio quello di Zaccheo, come a dire: l’uomo cerca Colui che lo cerca! Perché, come l’autore del Libro della Sapienza, nella prima lettura, ci ha mostrato la “filantropia di Dio”: il Signore ha compassione di tutti e per questo ama e non distrugge. E quando Gesù incrocia lo sguardo di Zaccheo, lo chiama per nome – che nell’etimologia propria significa puro, giusto, nitido – gli mostra i suoi occhi di compassione. Occhi che non rimproverano e non presentano ramanzine. Gli chiede unicamente la sollecitudine della vita, la prontezza della sequela, l’impegno all’ospitalità nel momento presente dell’oggi della sua storia personale. E Zaccheo – come narra Luca – scese in fretta, cioè, letteralmente, cadde dall’albero come il frutto maturo e sperimenta la gioia di un incontro che gli ha trasformato la vita.

Se Zaccheo corre verso casa, la folla non resta in silenzio: vede e mormora! L’agire di Gesù ha suscitato la reazione dei presenti: non è possibile che vada a casa di un pubblico peccatore. Ma Gesù non si crea problemi, non si lascia condizionare dalla voce della massa. Forse anche noi ci saremo scandalizzati ed avremmo avanzato le nostre rimostranze al Signore. Ma Gesù – come sottolinea Luca nel Vangelo – «è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10).

Zaccheo corre di nuovo e precede Gesù per accoglierlo in casa sua. Avere il Signore in casa tua ti fa vedere le cose con occhi trasformati e rinnovati. Si pone in piedi – come l’uomo risorto – e prendendo coscienza dei torti procurati si dichiara disposto a dare «la metà di ciò che possiede ai poveri e, se ha rubato a qualcuno, restituisce quattro volte tanto». Ha capito bene che l’amore “vero” si scopre solo nella libertà e nella gratuità. Tanto che Gesù testimonia alla folla che Zaccheo è figlio di Abramo: «è degno della chiamata del Signore» (2Ts 1,11) perché «chi crede in Lui ha la vita eterna» (versetto allelujatico: Gv 3,16).

«Gesù chiama figli di Abramo quelli che osserva impegnati nell’aiutare e sfamare i poveri. Il compiere l’elemosina secondo il precetto di Dio è credere in Dio» (S. Cipriano). E a proposito della ricchezza, S. Ambrogio commentando questa pagina evangelica ricorda: «apprendano che il peccato non sta nell’abbondanza dei beni, ma in coloro che non sanno usarli. Infatti, le ricchezze, se sono di ostacolo per i malvagi, per i buoni sono di aiuto alla virtù» (S. Ambrogio).

«Oggi» il Signore è entrato in casa di Zaccheo, ma vuole entrare nella casa di ciascuno di noi per portarvi felicità: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).

La Beata Vergine Maria, Regina della Palestina e Patrona del nostro Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, a cui chiediamo il dono della pace anzitutto per la terra d’Ucraina, ingiustamente martoriata dall’aggressione russa, ci conceda la grazia di sperimentare lo sguardo misericordioso del Signore che passa nella nostra vita e ci invita a scendere dalle apparenti sicurezze del sicomoro su cui ci siamo rifugiati, per sperimentare la visita del Signore che oggi ci chiede di venire a casa nostra e così testimoniare la bellezza trasformante e gratuita del suo Amore che ci ripete: «ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Amen!

 

+ Sabino Iannuzzi
Vescovo di Castellaneta

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