Potuit, decuit, fecit. – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

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Omelia nella solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria,
Chiesa san Vincenzo – Miggiano, 8 dicembre 2022.

Cari fratelli e sorelle, 

la solennità dell’Immacolata Concezione riunisce in una sola festa una profonda riflessione teologica e la pietà popolare in un intreccio di grande spessore spirituale e, insieme, di manifestazioni popolari.  

Dal punto di vista teologico, occorre ricordare che, mentre Bernardo di Chiaravalle e Tommaso d’Aquino con tutta la scuola domenicana erano contrari a questa verità per salvare la redenzione universale di Cristo, Duns Scoto e la tradizione francescana erano favorevoli e poggiavano la loro riflessione sull’assioma: potuit, decuit ergo fecit. In altri termini, se Dio poteva liberare la Vergine dal peccato originale (potuit), era conveniente che colei che doveva essere la Madre di Dio fosse concepita senza il peccato originale (decuit). E se era conveniente che Dio lo facesse (decuit), allora Dio lo fece (fecit). Il mistero dell’Immacolata era in vista dell’Incarnazione del Verbo e della divina maternità di Maria. 

La solennità dell’Immacolata ci consente di guardare la storia della salvezza come una storia di santità che rifulge in Cristo, in Maria e progressivamente in coloro che sono redenti da Cristo. Il punto di partenza consiste nel fatto che tutto è finalizzato alla redenzione dell’uomo. Per questo il Verbo si incarna e per questo la Vergine è libera da ogni macchia di peccato, originale e attuale. In Maria, risplende l’universalità, il realismo e la radicalità della salvezza.

Con il dogma dell’Immacolata concezione di Maria, viene sottolineato il primato assoluto di Dio che si esprime con la sua onnipotenza perché niente è impossibile a lui (polo teologico). Si dichiara poi il carattere radicale e reale della redenzione operata da Cristo (polo cristologico). Si esprime, infine, la precedenza della grazia sul merito (polo antropologico e soteriologico).

La solennità dell’Immacolata è la festa della storia della salvezza considerata attraverso il mistero di Maria. Essa si realizza per opera della Trinità e si caratterizza come festa della liberazione, della redenzione e della santificazione. Il disegno salvifico pensato dal Padre dall’eternità è realizzato dal Figlio nel tempo ed è portato al suo pieno compito dall’azione santificatrice dello Spirito Santo.

Maria è la Vergine credente nella misericordia del Padre, la discepola e la Madre del Figlio redentore, la Donna tutta santa piena della grazia dello Spirito Santo. «Mistica aurora della redenzione», la invoca la liturgia. Mentre l’inno popolare canta: «Dell’aurora tu sorgi bella». Come l’aurora segna l’alba del nuovo giorno, la Madonna è l’inizio di una nuova era. La redenzione di Cristo è il passaggio dalle tenebre alla luce, dal peccato alla grazia il cui esordio è avvenuto con Maria. Ella diventa così “primizia” dell’umanità redenta, colei che racchiude in sé tutto il “mistero della Chiesa” (S. Giovanni Damasceno). Maria quindi merita una devozione “interiore, tenera, santa, costante, disinteressata”, capace di consolidare nel bene e portare alla libertà dal proprio egoismo e indispensabile per raggiungere Cristo (S. Luigi de Montfort).

Maria è la Madre partoriente presso la croce del Figlio morente. Una presenza silente e che con estrema dignità ha vissuto dal basso lo stesso dolore e la stessa sofferenza di Gesù. Nel momento culminante della passione del Figlio, Maria sta saldamente ancorata ai piedi della croce, in un’accettazione che è un atto di amore e di dolore. Il suo “fiat” è strettamente legato all’“eccomi” di Cristo, in un comune “Amen” che è abbandono fiducioso alla volontà di Dio. Ai piedi della croce suo Figlio “si spoglia” anche dello sguardo materno della Madre e la affida al discepolo prediletto, facendo di lei la Madre della Chiesa, mentre Giovanni inaugura il culto di Maria quale via che porta al Figlio. Con tutto l’amore di una madre, la Madonna accoglie il discepolo amato divenendo Madre dell’intera umanità. 

Maria è la Donna, vestita di sole nella gloria degli angeli e dei santi. “Ammantata di sole”: con questa immagine così evocativa, la lex orandi mostra lo splendore di bellezza della Vergine Maria assunta in cielo. Diventa così la “Porta del Paradiso”, la “Porta felice del cielo”.  L’onda della grazia pasquale ha trasportato Maria, in anima e corpo, nel santuario del cielo. In Maria, “mistica aurora della redenzione”, la Chiesa scorge il suo punto di origine, in Maria assunta in cielo vede il suo traguardo di perfezione. Dio ha preparato per lei un rifugio in cielo. E come in previsione della morte di Cristo l’ha preservata dal contagio del peccato originale, così, prima della fine dei tempi, le ha assicurato una degna dimora. Si tratta di un rifugio sicuro, tanto per la sua anima quanto per il suo corpo; la sicurezza di questo rifugio sollecita il popolo cristiano a trovare riparo accanto alla Madre di Dio che siede, come Regina, alla destra del Figlio suo, “re immortale nei secoli”.

Maria è quindi “figura” ideale della Chiesa, suo punto di origine, come Immacolata “mistica Aurora della redenzione”, e anche suo traguardo di perfezione, come Assunta, l’Aurora che si innalza nel cielo. È la Vergine-Madre che assomma in sé verità e fede, sollecitudine e tenerezza; è la “verginità feconda”, che fa dono del Figlio, ed è simbolo della Chiesa che dona Cristo-Eucarestia. Chiesa che, per Agostino, è migliore di Maria. Maria, infatti, è solo membro della Chiesa, che è il Corpo Mistico di Cristo. Tuttavia, per san Bernardo, ella è “la terra in cui è seminata la Chiesa” che, per crescere, ha bisogno di lei.

Dal punto di vista della tradizione popolare occorre ricordare che la solennità dell’Immacolata è collocata anche nel calendario agrario, anche se ora sembra passata di moda a seguito dell’imperversare della xylella. L’8 dicembre segnava l’avvio definitivo della raccolta e della molitura delle olive. Vi era anche l’usanza, alla vigilia della festa di consumare pane condito con olive (la puccia). Era vietato il consumo di carne, uova e latticini e si doveva mantenere il digiuno fino al suono della campana del mezzogiorno. Comparivano cibi poveri e penitenziali come il baccalà e i pesciolini in aceto, le frittelle di pasta lievitata (le pìttule) condite a volte con ortaggi, olive e baccalà. Di particolare rilievo è l’accensione di falò devozionali, la sera e la notte che precede la festa. 

Si tratta di segni e di usanze che invitano all’intimità, alla sobrietà, al rispetto dei cibi e dei luoghi in cui viviamo, preludio della festa di Natale, con il suo profondo significato spirituale e teologico e le sue numerose tradizioni popolari. 

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