primizia, immagine e aurora del mondo nuovo – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

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Omelia nella Messa della solennità dell’Assunzione di Maria al cielo
Leuca Marina, Piazzale mercatale – 15 agosto 2022

Cari fratelli e sorelle,

celebriamo oggi la solennità della Vergine Maria Assunta in cielo in anima e corpo. Prima di soffermarci a considerare questo mistero mariano, mi sembra importante sottolineare che la celebrazione eucaristica non è una pratica devozionale o semplicemente un modo per dare risalto a una festa, ma è la celebrazione dei misteri cioè degli eventi salvifici ossi di fatti realmente accaduti ha nel tempo conservano il loro significato e il loro valore anche per noi. Il rito liturgico, infatti, rende presente la loro virtus, ossia la grazia che essi contengono e che tocca la nostra vita e le dà un novo senso e orientamento.

Il mistero di Maria assunta in cielo in anima e corpo è un segno di speranza per la storia, per l’umanità, per la creazione. Significa non solo che niente va perduto, ma che la fragilità corporale, la debolezza umana, ogni forma di caducità è destinata ad essere riscattata ed esaltata. Non però in modo magico, ma attraverso cammino lungo e faticoso, una lotta tra il bene e il male che si consuma e passa attraverso tempo. Maria è la figura di ciò che deve accadere a ogni persona, la meta verso cui la storia è diretta, il termine ultimo di ogni realtà creata. 

La lotta cosmica, originaria ed escatologica

Il brano dell’Apocalisse parla di due segni che appaiono nel cielo in lotta fra loro: il drago rosso e la donna vestita di sole. Si tratta di una lotta cosmica, originaria ed escatologica: il combattimento dell’inizio (che si protrae fino alla fine. È il «mistero dell’iniquità» in atto nella storia, dalla fondazione del mondo fino all’eschaton della Gerusalemme celeste. Dalla Genesi all’Apocalisse, dal primo all’ultimo libro, la Bibbia racconta la storia della ribellione umana al progetto benevolo di Dio e il suo intervento salvifico. 

L’Apocalisse, scritto che chiude la rivelazione biblica sigillandola, propone una visione mistico-simbolica della manifestazione del potere avverso al regno di Dio, della sovrastruttura demoniaca che ne ostacola il compimento definitivo. Nel contempo descrive il punto di arrivo del mistero della salvezza. Attraverso i due segni viene simbolizzata la polimorfa ontologia dell’iniquità con «il grande dragone color rosso fuoco, con sette teste e dodici corna e sette diademi sulle sue teste» (Ap 12, 3). Al male è concesso di agire iniquamente nel mondo, ma non gli è concessa l’ultima parola. E il punto teleologico del percorso salvifico è antitetico all’azione velenosa del serpente delle origini, colui che «è chiamato diavolo e Satana, che induce in errore tutta la terra abitata» (Ap 12, 9), e fomenta anche l’odio verso il genere umano rappresentato dalla «donna che è incinta e grida per le doglie, ed è in grave travaglio per partorire» (Ap 12, 1-2). Il male tremendo e banale (Hannah Arendt) sovrasta il mondo. 

Al drago, personificazione della violenza cieca e brutale, si oppone la donna vestita di sole, segno di amore, di mitezza e di non violenza. La tradizione ecclesiale e la riflessione esegetica hanno identificato «la donna coronata da dodici stelle» con Maria, simbolo della Chiesa e dell’intera umanità. Ella partorisce il figlio e diventa madre del popolo di Dio. La Chiesa si trova davanti a questo drago terribile, a questo potere assoluto e disumanizzante. L’umanità è succube di questo segno di morte scritto dall’ira del drago che «con la sua coda trascina un terzo delle stelle del cielo e le precipita sulla terra» (Ap 12, 4), quasi figurando gli esiti di una finale conflagrazione atomica. La glorificazione di Maria in anima e corpo attesta per la Chiesa e l’umanità il vittorio esito della battaglia.

I conflitti storici

La dimensione cosmica originaria ed escatologica si rende manifesta nel tempo e nella storia sotto forma di guerre, conflitti, ostilità, contrasti. Il Concilio Vaticano II con realismo afferma: «Sebbene le recenti guerre abbiano portato al nostro mondo gravissimi danni sia materiali che morali, ancora ogni giorno in qualche punto della terra la guerra continua a produrre le sue devastazioni. Anzi dal momento che in essa si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti ad una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati. La complessità inoltre delle odierne situazioni e la intricata rete delle relazioni internazionali fanno sì che vengano portate in lungo, con nuovi metodi insidiosi e sovversivi, guerre più o meno larvate. In molti casi il ricorso ai sistemi del terrorismo è considerato anch’esso una nuova forma di guerra»[1].

Lo scenario che l’Apocalisse descrive attraverso i simboli ai nostri giorni è rappresentato dai media con immagini molto più tetre e realistiche di quella apparentemente ingenua e fantastica del drago rosso dell’Apocalisse. Basterebbe fare il conto delle testate atomiche già pronte per essere usate per capire cos’è il potere dell’Anticristo, intrinsecamente disumano, nemico dell’umanità, bugiardo e omicida. Non c’è una ragione plausibile per crimini così efferati che si sono riprodotti come metastasi tumorali nel corso della storia e oggi vediamo quasi indiretta con le immagini che ci giungono dalla guerra in Ucraina. È il mistero dell’iniquità che si manifesta con crudeli vessazioni e che individua i suoi anticristi di turno come causa strumentale, e il cui simbolo è la bestia con sette teste e dieci corna di cui parla l’Apocalisse (cfr. Ap13). 

Quando papa Francesco ha definito la guerra in Ucraina «blasfema» ha implicitamente fatto riferimento al demoniaco apparato liturgico della guerra che, nel nostro tempo, consiste in un processo altamente organizzato, tecnologicamente sofisticato e psicologicamente efficace atto a sviluppare in modo sistematico una realtà falsa che viene spacciata per vera dalla contraffazione mediatica. D’altra parte il demonio, «menzognero e padre della menzogna e omicida sin dal principio» (Gv 8, 44-45), trova nella guerra la più alta manifestazione del suo culto sanguinario e immorale che richiede l’asservimento e l’immolazione a lui dell’umanità intera.

Lo squilibrio personale

Il male si mostra nella storia, ma si annida nel cuore dell’uomo.  «In verità – afferma il Concilio Vaticano II – gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo. È proprio all’interno dell’uomo che molti elementi si combattono a vicenda. Da una parte infatti, come creatura, esperimenta in mille modi i suoi limiti; d’altra parte sente di essere senza confini nelle sue aspirazioni e chiamato ad una vita superiore. Sollecitato da molte attrattive, è costretto sempre a sceglierne qualcuna e a rinunziare alle altre. Inoltre, debole e peccatore, non di rado fa quello che non vorrebbe e non fa quello che vorrebbe, Per cui soffre in se stesso una divisione, dalla quale provengono anche tante e così gravi discordie nella società»[2].

Nel mondo si combattono due tipi di guerre. Una sui campi di battaglia, l’altra, invisibile e profonda nel cuore dell’uomo. La causa ultima della guerra e dello squilibrio del cuore è il peccato.  La purificazione del cuore è il preludio per la liberazione dal male. Dall’esito della lotta interiore e spirituale dipendono le sorti della guerra e la pace tra le nazioni. La Madre del Redentore, preservata dal peccato e dalla corruzione, viene elevata al cielo nella gloria in corpo e anima vicino a suo Figlio. La tomba vuota di Maria, immagine della tomba vuota di Gesù, significa e prelude alla vittoria totale del Dio della vita sulla morte, quando alla fine del mondo annienterà la morte e donerà la vita eterna a cloro che sono uniti a Cristo. Primizia nel dolore, Maria è anche primizia nel destino della gloria. Immagine della Chiesa e aurora del mondo nuovo, Maria ci aspetta tutti in cielo per vivere e cantare con lei la nostra riconoscenza al Signore intonando con gioia e in eterno il canto del Magnificat, la lode perenne al Signore che compie opere meravigliose e con la sua azione misericordiosa cambio i destini dei singoli e dell’umanità.


[1] Gaudium et spes, 79.

[2] Ivi,10.

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