Se l’uomo diventa un pericolo per sé stesso – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

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Articolo in “Nuovo Quotidiano di Puglia – Lecce”
giovedì, 5 ottobre 2023, pp. 1 e 7.

Il grido di Papa Francesco è forte e senza possibilità di fraintendimenti: il mondo «sta cadendo a pezzi e, probabilmente, si sta avvicinando a un punto di rottura»[1]. Siamo di fronte non solo alla terza guerra mondiale “a pezzi”, ma anche a una crisi ambientale globale che sta portando il mondo verso un cambiamento climatico irreversibile. 

Questo allarme è lanciato da Papa Francesco con l’esortazione apostolica “Laudate Deum”, pubblicata ieri, nel giorno della festa di san Francesco d’Assisi, otto anni dopo l’enciclica “Laudato si’”. Nel documento pontificio aleggia lo stesso spirito francescano che aveva fatto da sfondo alla precedente enciclica. Mentre quest’ultima si soffermava a illustrare la necessità della “cura della casa comune”, l’esortazione apostolica “Laudate Deum” pone l’accento sulle esperienze personali, gli stili di vita, le decisioni politiche, i paradigmi ideologici e le prove scientifiche dalle quali si evince che la crisi climatica è sconvolgente e senza precedenti. Con il passare del tempo, infatti, le reazioni e le misure adottate risultano essere sempre più insufficienti al punto tale che sembra che la storia stia «dando segni di un ritorno all’indietro»[2]

Con una punta di amarezza, nel capitolo quarto, il Papa passa in rassegna le Conferenze internazionali che si sono tenute in questi decenni per affrontare la crisi climatica ed evidenzia i progressi e i fallimenti. Spesso questi raduni non sono riusciti ad attuare accordi a causa della mancanza di meccanismi di monitoraggio e sanzionatori efficaci. Per questo occorre superare la “logica del rattoppo”[3] ossia la tendenza a cercare soluzioni tecniche isolate, e superare le posizioni egoistiche dei Paesi a beneficio del bene comune globale[4]

Il punto centrale della riflessione di Francesco è la constatazione che il cambiamento climatico è innegabile e i suoi effetti sono talmente evidenti, da rendere irrilevanti e inefficaci tutti i tentativi di minimizzarli o ridicolizzarli[5]. Lo squilibrio globale, causato dal riscaldamento del pianeta, origina una molteplicità di fenomeni che sono sotto gli occhi di tutti: siccità e alluvioni, prosciugamento di laghi, innalzamento delle acque marine, popolazioni spazzate via da maremoti o da inondazioni[6]

La causa principale del cambiamento climatico risiede nella sua origine “antropica”[7] e nell’amplificarsi del cosiddetto “paradigma tecnocratico”, fondato sull’ideologia dell’accrescimento indiscriminato del potere dell’uomo a discapito della natura, considerata una mera risorsa al suo servizio. Più che pensare al creato nella logica del dono da apprezzare, valorizzare e curare, si utilizza ogni risorsa in modo indiscriminato, assecondando ogni «capriccio della mente umana e delle sue capacità»[8]. Anche l’incremento che viene dato alla cosiddetta “meritocrazia” intesa come dominio di coloro che, nati in condizioni di sviluppo più favorevoli, consolidano i loro privilegi a danno delle classi più svantaggiate, accresce il divario della povertà[9]

Inseguire la logica del profitto, spesso mascherata da razionalità, progresso e promesse illusorie di benessere per tutti, vanifica ogni sincera preoccupazione per la casa comune e per la promozione degli scartati della società. Risulta così evidente che il paradigma tecnocratico ha distrutto il sano e armonioso rapporto tra uomo e natura, al punto che gli impressionanti e sorprendenti progressi tecnologici, compiuti in questi anni, si stanno rivolgendo contro noi stessi[10]. Lo sviluppo tecnologico sembra essere diventato così pericoloso da mettere a repentaglio la vita di molti ecosistemi. 

Va notato che a questo punto, il Papa cita una ironica ed enigmatica espressione dello scrittore russo W.  Solov’ëv: «Un secolo così progredito che perfino gli era toccato in sorte di essere l’ultimo»[11]. Insomma, c’è qualcosa di demoniaco in questa volontà di potenza dell’uomo che, non rispettando il creato, finisce per non rispettare sé stesso e mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’umanità. 

Il tempo si fatto breve ed è ormai urgente porre rimedio alla crisi ambientale i cui effetti si faranno sentire in ambito sanitario, nel sistema lavorativo, nella possibilità di accedere alle risorse naturali, nel già grave fenomeno migratorio. Ed anche se non sarà possibile correggere tutti i danni già provocati, si potrà comunque adottare misure per prevenire conseguenze ancora più gravi[12]

Per questo il Pontefice chiede che si affronti urgentemente la crisi climatica, si abbandoni la mentalità tecnocratica, si rafforzi la cooperazione globale, si riconfiguri il multilateralismo, si consolidino le istituzioni dotate di effettiva autorità in grado di agire contro la crisi climatica, si assuma da parte di tutti, singole persone e istituzioni, la responsabilità nel lavorare insieme per la salvaguardia della casa comune e per la riconciliazione del pianeta. In questa direzione, occorrerà promuovere cambiamenti personali e culturali, stringere alleanze e accordi globali e progettare un multilateralismo per camminare insieme nella stessa direzione sulla base di due principi richiamati dal Pontefice nelle due encicliche “Laudato si’” e “Fratelli tutti”: «tutto è connesso» e «nessuno si salva da solo»[13].

Non ci sarà, però, nessuna “conversione ecologica” senza una rinnovata “spiritualità ecologica”. Per questo il Papa rivolge un appello a tutte le persone di ogni confessione religiosa ad avere cura della casa comune. E ai fedeli cattolici ricorda il principio che la terra è dono di Dio e che la risurrezione di Cristo avvolge con la sua potenza e il suo splendore l’intera creazione. Ciò spiega il titolo dell’esortazione che invita a lodare Dio (“Laudate Deum”) e a non tentare di prendere il suo posto perché in tal caso l’uomo «diventa il più grande pericolo per sé stesso»[14].


[1] Francesco, Laudate Deum, 2. 

[2] Ivi, 36.

[3] Cf. ivi, 56, 57.

[4] Cf. ivi, 44, 52.

[5] Cf. ivi, 6.

[6] Cf. ivi, 7.

[7] Cf. ivi, 7, 11.

[8] Ivi, 22.

[9] Cf. ivi 32.

[10] Cf. Paolo VI, Discorso alla FAO nel suo 25ᵒ anniversario, 16 novembre 1970.

[11] W. Solov’ev, I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo, Edizioni Dehoniane, Bologna 2021, p. 256.

[12] Cf. Francesco, Laudate Deum,11, 14, 15, 16.

[13] Cf. ivi, 19.

[14] Cf. ivi, 73.

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