Vivi dell’Eucaristia e impegnati a edificare il corpo di Cristo – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

[ad_1]

Omelia nella Messa per il conferimento del ministero dell’accolitato al seminarista Carmine De Marco
Chiesa sant’Antonio, Tricase 17 settembre 2023.

Caro Carmine,
questa comunità parrocchiale vive con te la gioia che scaturisce dal particolare momento della tua vita e del tuo cammino vocazionale. In questa celebrazione riceverai il ministero dell’accolitato. 

L’accolitato, un ministero laicale

I recenti documenti magisteriali hanno sottolineato che i ministeri istituiti (lettore, accolito, catechista) hanno una caratterizzazione laicale e trovano la loro radice nei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Attraverso questi sacramenti il cristiano viene inserito nel corpo mistico di Cristo, e deputato dal Signore all’apostolato. Viene così esplicitamente riconosciuto ai laici un posto preciso nella Chiesa per il dono e la missione che ricevono in virtù della vocazione sacramentale, quale fondamento dell’appartenenza ecclesiale e della conseguente corresponsabilità pastorale. 

L’Eucaristia è il centro e il vertice dell’iniziazione cristiana e di tutto il settenario sacramentale. In quanto «fonte e culmine di tutta la vita cristiana»[1], «tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua»[2].

Pertanto il primo ministero è la sequela di Gesù nella Eucaristia, nella lettura quotidiana della Parola e nella testimonianza di vita. A te, caro Carmine, che sei in cammino verso il sacerdozio, la ricezione del ministero dell’accolitato ripropone alcuni interrogativi che ti hanno accompagnato in questi anni di discernimento vocazionale: stai seguendo davvero il Signore? Cosa c’è nel tuo cuore? È lui solo che cerchi e che vuoi seguire? A chi ti affidi nel tuo cammino? Cosa racconta agli altri la tua vita? Che desideri ci sono nel tuo cuore? Sei consapevole che il dono del sacerdozio richiede uno stile e una coerenza sul modello offerto da Gesù?

Egli stesso oggi ti chiede: vuoi seguirmi fino in fondo sulle orme che ho lasciato durante la mia vita terrena? Vuoi essere mio amico e mio discepolo? Vuoi portare agli altri il dono della mia parola e del mio corpo? Vuoi collaborare anche tu a rendere presente nel mondo il regno di Dio? Vuoi lasciarti consacrare dal mio amore per diventare un segno eucaristico nel mondo? 

«Colui che mangia me vivrà per me» (Gv 6,57)

Sono domande che trovano la riposta in una sua parola: «Colui che mangia me vivrà per me» (Gv6,57). Ecco il punto decisivo di questa celebrazione. Nutrirsi dell’Eucaristia significa lasciarsi trasformare nel dono che riceviamo. Ci aiuta sant’Agostino, quando racconta della luce ricevuta nel sentirsi dire da Cristo: «Io sono il cibo dei grandi. Cresci, e mi mangerai. E non sarai tu a trasformarmi in te, come il cibo della tua carne; ma tu verrai trasformato in me»[3].

Il frutto dell’Eucaristia che celebriamo e riceviamo realizza la nostra personale assimilazione a Cristo, l’unione più profonda con lui e, nello stesso tempo, ci spinge a essere membra vive della Chiesa, a non separarci dalla comunità, a crescere nella carità quotidiana e nell’amore fraterno per una testimonianza da offrire al mondo.

In questa prospettiva, caro Carmine, comprendi che riceverai non soltanto un ministero da compiere, ma una proposta di vita da realizzare: trasformare la tua persona in Cristo. Certo, dovrai compiere un servizio. L’accolito è colui che serve all’altare, coordina il servizio della distribuzione della Comunione nella e fuori della celebrazione eucaristica, in particolare alle persone impedite a partecipare fisicamente alla celebrazione. Anima inoltre l’adorazione e le diverse forme del culto eucaristico, fa da ponte tra l’unico altare e le tante case dove sono i malati.

Dovrai però comprendere che attorno all’altare troverai ciò che sfama e disseta il tuo desiderio di amicizia con Cristo e la rende concretamente e spiritualmente possibile nel tempo e per l’eternità. Ogni volta, infatti, che partecipiamo alla Messa anticipiamo il cielo sulla terra, perché dal cibo eucaristico impariamo cos’è la vita eterna. La felicità e l’eternità della vita dipendono dalla nostra capacità di rendere fecondo l’amore che riceviamo nell’Eucaristia.

Vivere per il Signore

Dovrai soprattutto considerare che l’Eucaristia ci plasma e ci invita a vivere non per noi stessi, ma per il Signore e per i fratelli. Lo ha ricordato oggi l’apostolo Paolo nella seconda lettura: «Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi» (Rm 14,7-9).

Ricorda che la necessità di un «vivere per…» si attua anzitutto nel rapporto con Cristo. Rapportandoti a Cristo, ritroverai il senso vero della tua vita, e di conseguenza ti aprirai agli altri, superando quelle divergenze che sono parte ineliminabile della vita comunitaria.

I due verbi antitetici “vivere” e “morire” indicano la globalità dell’esistenza umana. Per l’apostolo Paolo il credente non può vivere una vita egoistica, tutta orientata alla ricerca del proprio interesse e della propria soddisfazione personale. Al contrario, il discepolo di Gesù vive «per il Signore», cioè in un rapporto esistenziale con colui che dà a tutti la vita (cf. Gal 2,20). Divenuto «primizia di coloro che sono morti» (1Cor15,20; cf. 1Ts 4,14; 2Cor 5,14) egli è causa di risurrezione per coloro che credono in lui. 

Perché non mi dai una mano?

Sei qui non per un tuo desiderio, ma perché Cristo cerca «accoliti», persone disposte a seguirlo. Questo è il punto di partenza: seguire Gesù, decidere di mettere i propri passi dietro ai suoi. Gesù ti coinvolge, ti vuole vicino, ti chiede di provare la sua stessa compassione per le folle. Ti invita a non aver paura. In definitiva, ti dice: «Vuoi darmi una mano per portare a tutti l’amore contenuto nel mistero eucaristico?»

Gesù cerca persone che lo seguano fino alla fine, che accolgano il suo dono di amore, che si lascino coinvolgere nel suo desiderio di vita piena per tutti, che distribuiscano ai fratelli questo dono sovrabbondante e, naturalmente, che lo facciano non soltanto durante la liturgia, ma in ogni momento della vita. L’opera del ministro, infatti, «non si rinchiude entro l’ambito puramente rituale, ma si pone dinamicamente al servizio di una comunità che evangelizza e si curva come il buon samaritano su tutte le ferite e le sofferenze umane»[4].

Ricevere questo ministero diventa per te una nuova chiamata del Signore che ti lega a lui in una profonda spiritualità eucaristica. Oggi ti viene detto che il tuo cammino, la tua identità è Gesù Cristo. Sei cioè amato e chiamato da lui.  In quanto amico di Gesù non vivrai il ministero per te stesso, ma ti farai carico della comunità per servire il popolo di Dio amando questa Chiesa particolare. Sei inviato ad essere servo, a costruire fraternità, a ritessere i legami spezzati, a portare l’amore di Cristo, a edificare il suo corpo. Per questo, insieme con te, preghiamo con le parole della Colletta: «O Dio, creatore e Signore dell’universo, volgi a noi il tuo sguardo, e fa’ che ci dedichiamo con tutte le forze al tuo servizio per sperimentare la potenza della tua misericordia». 


[1] Lumen gentium, 11.

[2] Presbyterorum ordinis, 5.

[3] Agostino, Confessioni, VII, 10, 16; Id., Discorso, 228/B, 3.

[4] Cei, Premesse al Rito di istituzione, 3.

[ad_2]

clic qui per l’articolo sul sito della Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca