XXX anniversario della morte di don Nino Fersurella – 05.07.1993 – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

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Don Nino Fersurella: un uomo tra la sua gente 

Il prossimo 5 luglio ricorre il trentesimo anniversario della morte di don Nino Fersurella, parroco di Castrignano del Capo. 

La comunità castrignanese e con essa l’intera diocesi di Ugento Santa Maria di Leuca, vuole vivere questa ricorrenza con profonda partecipazione per rinnovare la stima e l’affetto verso un prete che fu principalmente un uomo vissuto tra la gente, un uomo innamorato di Dio e per questo innamorato anche del suo popolo, un popolo che egli seppe servire sempre con sollecitudine paterna anche nei momenti più dolorosi della sua vita, quali furono quelli della malattia vissuta con amore per ben vent’anni. 

Ma chi era don Nino?

Nicola Fersurella nasce a Castrignano del Capo il 9 giugno 1929 in via San Giacomo 8, dove visse tutta la vita all’ombra della colonna votiva di Maria Santissima Immacolata, alla quale affidò, sin dagli esordi, il suo ministero sacerdotale. 

I suoi genitori, Francesco e Cagnazzo Rosa, ebbero quattro figli: Pasquale, Agata, Antonio e Nicola, ultimogenito. 

Nel 1944, entrò nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta dove completò gli studi teologici e la sua formazione sacerdotale che lo portò ad essere ordinato sacerdote all’età di 22 anni, l’otto dicembre, giorno dell’immacolata 1951, dal vescovo di Ugento Santa Maria di Leuca, mons. Giuseppe Ruotolo. 

Da 1958 al 1974 fu parroco di Castrignano del Capo. Amato e apprezzato dalla gente, soprattutto per la sua dedizione ai piccoli, ai giovani, agli ammalati e ai poveri, che egli visitava personalmente e frequentemente, portando aiuto e conforto spirituale e materiale. 

Amante della liturgia, era attento alla formazione cristiana della sua gente, che egli curava attraverso vari momenti di catechesi ed evangelizzazione. 

Fu principalmente un uomo di preghiera. Dedicava molte ore all’adozione eucaristica tanto che, quando ormai costretto dalla malattia a non potersi più recare in Chiesa, volle orientare il letto dentro la sua camera, in direzione del tabernacolo della Chiesa parrocchiale per poter, come lui stesso disse, adorare il Signore anche da casa, notte e giorno. 

A questa spiritualità eucaristica formò la gente della sua comunità con molti momenti comunitari di adorazione e spronando sempre alla visita quotidiana al Santissimo Sacramento. 

Nel 1970, si presentarono i primi sintomi della malattia, la sclerosi multipla a placche, che presto lo avrebbe costretto a letto per vent’anni togliendogli la possibilità di muoversi, ma non quella di continuare ad amare la sua gente tanto che, anche da malato, continuava ad infondere fiducia e speranza a tutti coloro che andavano a trovarlo pensando di consolarlo, mentre in realtà era lui a dare conforto a loro. 

Rimane infatti nel ricordo di quanti lo frequentarono in quegli anni difficili, il suo sorriso e la sua fiducia in Dio che lo portavano a non perdersi mai d’animo ma a rimettersi serenamente nelle mani del Signore per fare la sua volontà e così portare la croce con Cristo per la salvezza del mondo. 

Don Nino Fersurella comprese ben presto che il suo sacerdozio stava prendendo la forma della croce nell’oblazione e nel sacrificio, perciò rinnovò il suo “fiat”, unendolo a quello della Vergine, mentre si faceva chiaro quanto il motto che aveva profeticamente scelto e che si ritrova stampato sulle immaginette ricordo della sua ordinazione sacerdotale, si stava realizzando quasi come una chiamata alla croce. 

Il motto che egli scrisse, quasi come un desiderio, è questo: “Offerta, Immolazione, Donazione sia la mia vita sacerdotale o Signore”. 

Queste parole, lette col senno di poi, colpiscono per la loro forza profetica, e fanno pensare che quanto avvenne nella vita di don Nino, sia stato non un caso, ma la risposta ad un volontario atto di offerta vittimale che egli fece a Dio in Cristo sin dall’alba del suo sacerdozio. 

Don Nino fu vittima, ostia, offerta in unione alla Vittima perfetta. Un uomo eucaristico fino in fondo, un sacerdote che non solo viveva la sua offerta unito a Cristo nella celebrazione della Messa, ma da questa attinse forza ed energia spirituale per fare della sua intera esistenza sacerdotale una continua Messa, un continuo unirsi a Cristo crocifisso per essere, con lui, ostia d’amore per la gloria del Padre e la salvezza dei fratelli, in modo particolare della sua parrocchia. 

Scrivendo a mons. Riezzo, amministratore diocesano, chiede di essere dispensato dall’incarico di parroco viste ormai le sue sempre più precarie condizioni fisiche, ma esprime con chiarezza la sua disponibilità a fare la volontà di Dio offrendo la sua sofferenza per il bene del clero e del popolo della diocesi. 

Scrivendo ancora nel ’74, in occasione della fine del mandato diocesano di mons. Riezzo, lo ringrazia esprimendo grande desiderio di comunione col vescovo e con i confratelli sacerdoti e rinnova il suo generoso atto di offerta della sofferenza per la Chiesa diocesana e particolarmente per le intenzioni del vescovo quali le vocazioni sacerdotali. 

Ormai costretto alla quasi completa immobilità ed assistito amorevolmente dalla cognata Lucia, don Nino ha continuato a dare alla Chiesa un contributo di amore e dedizione incondizionati fino a quando, ormai consumato dalla malattia, ha lasciato questo mondo per riposare nella pace dei servi fedeli. Muore a Castrignano del Capo il 5 luglio 1993.

Il funerale viene celebrato il giorno dopo nella Chiesa parrocchiale di Castrignano del Capo, dal vescovo Riezzo insieme ad un gran numero di sacerdoti e ad una folla di fedeli commossi e grati a questo padre amorevole di cui tutti erano ben certi non sarebbe mai svanito il ricordo. 

Il suo corpo riposa nella cappella di famiglia presso il cimitero comunale di Castrignano del Capo. 

Volendo tracciare in sintesi la spiritualità di don Nino direi, in conclusione, che egli fu un uomo tra la sua gente, un sacerdote vittima, una vita eucaristica, un’oblazione d’amore continua per tutti. 

Che la figura di don Nino Fersurella, mio venerato predecessore, considerato un grande testimone di fede anche da tutti i sacerdoti che lo hanno conosciuto e dai quali ho raccolto le più belle testimonianze, venga conosciuta sempre più, poiché credo fermamente che egli sia stato un grande segno del passaggio di Dio in mezzo a noi, un bene immenso per la sua e nostra Castrignano, per la diocesi per il clero e la gente. 

don Fabrizio Gallo 

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