In ascolto della Parola – Diocesi di Andria

 
 

 

Letture:
Gen 18,1-10
Sal 14
Col 1,24-28
Lc 10, 38-42

 

Carissimi fratelli e sorelle,

potremmo intitolare questa come la domenica dell’accoglienza. Il tema è infatti: accogliere Gesù. Soprattutto il brano del vangelo ci offre due modelli di accoglienza messi a confronto per aiutarci a capire che cosa vuol dire nella nostra vita accogliere Gesù. L’evangelista Luca ci racconta la visita di Gesù in casa di Marta e Maria. Noi sappiamo da altri passaggi dei vangeli che Gesù frequentemente si fermava a Betania, dove abitavano Marta, Maria e Lazzaro, una famiglia molto amica. E loro, godendo di questa amicizia così importante, facevano di tutto per offrire a Gesù qualche momento di ristoro.

Teniamo presente che le giornate di Gesù erano particolarmente intense, andava sempre in giro, la predicazione, i miracoli, la gente che non gli lasciava mai un momento di respiro… Dice il vangelo che mentre erano in cammino si fermò lì, una scena che doveva essere abituale. Dice il racconto: “Marta lo accolse nella sua casa”. Accogliere un ospite così illustre era certamente una gioia, far festa per lui e dirgli: “Accomodati, riposati. Hai bisogno di qualcosa? Fatti una rinfrescata, ti prepariamo qualcosa, stiamo un po’ insieme in pace”. Marta dunque si dà da fare per accogliere Gesù in maniera dignitosa. Nulla di male, chiunque di noi avrebbe fatto la stessa cosa. La sorella Maria invece – dice il racconto – “seduta ai piedi di Gesù ascoltava la sua parola”.

Quante volte capita nelle nostre case che qualcuno è impegnato a far tante cose e si arrabbia un po’ nel vedere che qualcun’altro della casa, invece di dare una mano, sta lì tranquillamente a fare altro! Proprio questo ha fatto Marta, ad un certo punto non ce l’ha fatta più ed è andata da Gesù a far le giuste rimostranze: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire. Dille che mi aiuti. Basta a chiacchierare, dille che venga a darmi una mano. Non è giusto che io devo stare qui a sbracciarmi e lei lì, bella e tranquilla ad ascoltare te che parli”. Gesù nella risposta sconcerta Marta, la spiazza proprio: “Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose ma una è la cosa più importante e Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta”. Gesù nella risposta in pratica è come se dicesse a Marta: “Marta, per favore, lascia stare, vieni anche tu a sederti, parliamo, chiacchieriamo, guardiamoci negli occhi, diamo spazio ai sentimenti, alla parola, diamo spazio al dialogo. Ho tante cose belle da dirvi da parte di Dio. Questo è importante. Poi alla fine ci accontenteremo di poco”.

Non è che Marta sbaglia, intendiamoci, però qui in discussione sono due modi di accogliere Gesù. Dunque chiediamoci: cosa vuol dire accogliere Gesù? Non vuol dire fare tante cose perché poi Lui ci deve lodare, ci deve dire che siamo stati bravi e ci deve dare il premio. Non è questo! Accogliere Gesù è innanzitutto fare spazio nel nostro cuore alla sua parola, ecco perché Maria si è scelta la parte migliore: ha capito che in quel momento non erano importanti le cose, ma Gesù, la sua persona, Lui e la sua parola. E quindi ha lasciato perdere tutto e si è fermata con Gesù, lo ha ascoltato.

Vedete nella nostra vita succede un po’ la stessa cosa; anche noi ci portiamo dentro due modelli di religiosità, due modi di accostarci al Signore: a volte siamo tentati di presentarci a Gesù con il nostro fare: “Io faccio questo…, io faccio l’offerta, io faccio il catechismo, io faccio parte di questo gruppo, io faccio queste attività, faccio, faccio…”, e con il nostro fare presentiamo il conto a Gesù perché abbiamo dei meriti e Lui ce li deve riconoscere; vogliamo fare bella figura con Lui e con gli altri. L’altro modo è quello di chi dice: Forse qualche volta può capitare che io faccio delle cose più per compiacere me, per esibirmi, per far bella figura perché ho bisogno della lode, del compiacimento. Forse la cosa più importante è che io dedichi più tempo a Lui, ad ascoltare la sua parola, per esempio: a trovare ogni giorno qualche momento per leggere una pagina del vangelo, oppure a mettermi in attento ascolto delle letture quando vengo a messa. Quante volte capita, ad esempio, che il tempo delle letture è quello in cui si arriva a messa: comincia la messa che la Chiesa è mezza vuota, si riempie durante le letture. Allora mentre il Signore parla noi arriviamo, troviamo il posto, diciamo buongiorno agli amici… Dio parla ma noi abbiamo tutt’altro da fare. L’ascolto dov’è, dove va a finire? Poi durante l’omelia a volte pensiamo: è lunga, è corta, è bella, è brutta…, e non pensiamo invece: Ma Gesù cosa mi ha detto, cosa ha detto alla mia vita? Oggi mi ha incontrato.  Quando usciamo dalla Chiesa la nostra riflessione dovrà essere “Che mi ha detto Gesù? Io me ne vado ma nel cuore che mi porto? Cosa ha detto Gesù a me, alla mia vita?” E può darsi che quello che Gesù ha detto a me non è la stessa cosa che ha detto al mio vicino perché la mia storia non è quella del mio vicino. Ognuno deve presentarsi al Signore con la propria storia.

Allora da una parte la religione del fare e dall’altra quella dell’ascoltare. Quando noi ascoltiamo il Signore noi siamo condotti a capire ciò che conta nella vita e ciò che non serve, ciò che è importante e ciò che passa, “i valori”, come si dice oggi.

Perciò, nella celebrazione di questa domenica noi chiederemo questo dono al Signore: che ci aiuti a crescere nella nostra capacità; direi, nel nostro desiderio di ascoltarlo. Soprattutto quando arriva la domenica lo dobbiamo sentire nel cuore questo desiderio: oggi è domenica, devo andare dal Signore. Devo andare a sentire cosa ha da dirmi. Quanti di noi hanno questo desiderio? Sì, l’ascolto di Dio è la cosa più importante da cui discendono tutte le altre, lì si capisce la vita. Ebbene, questo è il luogo, questa è l’ora dell’ascolto, l’ora che dà vita a tutte le altre ore. Questo dono chiederemo oggi al Signore.


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