Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno. Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo (Salmo 85,11-12) — Arcidiocesi Bari-Bitonto

 
 

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Carissime e carissimi,

con le parole del Salmista, desidero augurarvi un Natale colmo di bene, quel bene che viene dal Signore Gesù. Un bene grande, capace di rischiarare le contraddizioni di una festa che, tra lo scintillio delle strade e l’accumulo di regali superflui, porta con sé, ancora una volta, sofferenza e dolore.

Desideriamo e attendiamo il Natale, ma soffocati dai preparativi e poveri di una reale preparazione, ci ritroviamo spesso delusi e amareggiati. Film e favole di Natale inducono a pensare che la festa abbia una forza magica e che possa imporsi sulle fatiche e le sofferenze a cui siamo sottoposti. Lo sappiamo che non è così: tutto, anche il Natale, ha bisogno della nostra responsabilità per evitare che si dissolva nell’indifferenza.

Rifugiarsi nella finzione non ha mai procurato gioia duratura e la realtà, per quanto sia dolorosa, rimane sempre il punto di partenza da cui avviare la ricerca del vero senso delle cose, anche del Natale.

Il Signore che viene sposa la nostra storia, il nostro tempo. Egli abita le vicende umane e sceglie la dimensione più povera del vivere, per consegnarci il riflesso della bellezza divina con cui ridonare senso alla vita.

È questa la grande opportunità, il lieto annunzio del Natale: nonostante tutto, ogni uomo può ritrovare, nel piccolo Bambino di Betlemme, lo splendore e della propria umanità.

Partire dal reale non sempre è facile, soprattutto quando esso parla di morte, di odio, di soprusi, di guerra, d’ingiustizia.

Anche guardare al nostro territorio metropolitano, al di là di ciò che appare, ci fa registrare fatiche e preoccupazioni. Povertà complesse, quali la perdita del lavoro, le dipendenze da gioco e altre forme patologiche, la solitudine del vivere, sono alcuni dei fattori che generano sofferenza.

Cresciamo come comunità di anziani, poichè sempre più giovani lasciano il territorio e meno figli vengono alla luce.

Il tutto è reso più triste dal fatto che si allarga la forbice economica e sociale: pochi si arricchiscono sempre più, mentre è in aumento il numero dei poveri.

Impastati di polvere, e feriti dal limite, non dobbiamo arrenderci al degrado e tollerare che si continui ad abortire la bellezza del vivere. Non possiamo rimanere a guardare: il Bambino Gesù addita a tutti la via della salvezza, del rinascere a vita nuova!

La sfida del Natale giunge a noi dallo stupore della mangiatoia di Betlemme.

L’Onnipotente si fa piccolo e fragile, assumendo la storia “dal basso”, da ciò che è marginale, lontano, indicandoci la strada della sobrietà, della modestia, dell’umiltà.

Lui viene e… sceglie i “cartoni” del sotto-ferrovia, dove si rifugiano i nostri clochard. Viene e dimora nella sofferenza di chi abita il C.A.R.A. di Palese, in fuga dalla terra natia e in cerca di speranza, oppure le spettrali rovine di Gaza, sotto cui hanno perso la vita bambini innocenti, colpevoli di abitare una terra di nessuno.

Lui viene e… cerca un posto nelle celle sovraffollate del nostro carcere circondariale, dove si fa fatica a vivere. Viene e fascia le piaghe dei cuori spezzati, solleva il misero, apre alla speranza e dona la pace. 

Tutto questo racchiude il Mistero del Natale, mistero di un amore grande per l’uomo e per le sue infinite declinazioni di vita.

Il Signore viene e cerca cuori disponibili a rinascere: lo scrive Vincenzo, fratello recluso, che in una lettera di qualche giorno fa, con parole semplici, ci consegna la forza e il senso del Natale.

«Lo so che ho commesso degli errori e che ho sbagliato, e ce la metto tutta di essere un uomo diverso, di cambiare la mia vita, e so che facendo questo Dio mi perdona dei miei errori e mi dà la forza di andare avanti. […]

Ora grazie a un progetto Unicef, io e i miei compagni – scrive Vincenzo –  stiamo realizzando delle pigotte, bambole di stoffa, che verranno ‘adottate’, e con il ricavato si potranno aiutare i bambini che muoiono di fame, questo ci rende felici e orgogliosi. […]

Spesso penso alla mia famiglia e mi sento più vecchio e mi arrabbio parecchio, però questa rabbia la sfrutterò per non ricadere, perché per ‘ricominciare’ non mi manca il ‘tempo’ e non è mai troppo tardi.»

Come afferma Vincenzo, nascere di nuovo è possibile!

Ci vuole audacia, coraggio nel non resistere alla vita che bussa e allora tutto si apre alla gioia vera… “Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno”… e la pace verrà e sarà pace.

A tutte e a tutti l’augurio di vivere un Natale autentico e la possibilità di una vita ritrovata.

Buon Natale

 

                                                                                                                                            ✠ don Giuseppe, Arcivescovo

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