potenziamo le cure palliative — Arcidiocesi Bari-Bitonto

 
 

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Desidero intervenire sulla questione «fine vita, primo via libera del Consiglio Regionale».

La proposta di legge pugliese «Assistenza sanitaria per la morte serena e indolore di pazienti terminali» sembrerebbe richiamare l’affermazione del diritto all’eutanasia. Vi si rappresenta una scorciatoia rispetto a quelle pratiche di sostegno e di accompagnamento dell’ammalato terminale, anche nel rispetto della legge 38/2010 sulle cure palliative e sulla terapia del dolore, ad oggi mai pienamente attuata.

Certamente è più facile risolvere il problema della sofferenza eliminando il sofferente, ma non è e non deve essere così perché questa è sicuramente la via più semplice, ma assolutamente la meno educativa per tutti.

Ritengo che la scelta di promuovere la morte sia disumana, anche se sostenuta da argomentazioni di pietà, ed è scelta che ci porta su un piano inclinato all’interno del quale i sofferenti starebbero meglio se morissero.

Respingo l’affermazione che il «dare la morte o agevolarla in qualche modo» sia la «nuova prestazione» abbondantemente coperta dai Livelli essenziali di assistenza, sia nella prospettiva delle cure comunque necessarie previste per i malati terminali e cronici, sia per la sua assimilabilità sotto il profilo meramente finanziario alle cure palliative.

Noi medici e operatori sanitari, che lavoriamo su quelle delicate linee di confine, che sono il nascere, il soffrire e il morire, vorremmo essere messi in grado, anche dalla politica, di essere operatori capaci di contaminare la scienza con l’umanità, con la compassione e la tenerezza per essere in grado di abbracciare totalmente il mistero della vita e della sofferenza e per essere in grado di fornire le migliori cure possibili.

Siamo per percorsi clinico-assistenziali di eccellenza medico-scientifica mai disgiunti da prospettive di speranza e di umanità per i sofferenti e per le loro famiglie.

Avremmo gradito che la Regione Puglia diventasse leader nella nostra realtà e nel nostro Sistema sanitario nazionale per le cure palliative, così come definite dalla legge 38/2010. Viceversa, così non è stato e la disomogeneità e disparità di effettivo funzionamento del sistema delle reti di sostegno per le cure palliative è diventata macroscopica, l’accesso impossibile perché l’offerta è stata abbondantemente al di sotto delle richieste e delle necessità.

La Puglia è al quintultimo posto in Italia e questa non è cosa tollerabile!

La forza propositiva insita nella Medicina Palliativa è grande perché questa medicina ha capacità di accoglienza integrale e profonda del morente, senza uscire mai dalla «relazione di cura».

Certamente questa proposta di legge crea un cedimento, compromettendo qualsiasi tentativo di «integrazione» fra eutanasia e cure palliative.

La risposta – assolutamente dovuta e necessaria – alla sofferenza e alla disperazione esistenziale non può e non deve essere la morte del sofferente, quanto piuttosto il sapiente e competente accompagnamento alla morte naturale, attraverso un percorso scientifico di alto livello che consenta di alleviare il dolore globale, fisico, psicologico, sociale e spirituale per garantire la dignità della persona.

Filippo M. Boscia, Presidente Nazionale Associazione Medici Cattolici Italiani

© www.lagazzettadelmezzogiorno.it, venerdì 29 luglio 2022

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