Ricchiuti al novello don Filippo: «Tu sei segno della misericordia del Signore!»

 
 

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“MISERICORDIAS DOMINI

IN AETERNUM CANTABO!”

 

Omelia

per l’Ordinazione Presbiterale

del Diacono Filippo PICCININNI

Cattedrale di Altamura

19 febbraio 2022

 

 

Sorelle e fratelli carissimi,

 

la celebrazione dell’Eucaristia della domenica, Pasqua della settimana, 7a del Tempo Ordinario, ci ha convocato in questa nostra Cattedrale, per stare insieme, assidui nell’ascolto della Parola e nella frazione del Pane, per fare ancora una volta gioiosa esperienza del nostro incontro con il Risorto, per sentirci dire “Pace a voi!” e vederlo soffiare su di noi il vento dello Spirito.

Ma siamo qui anche per pregare, gioire e ringraziare il Padrone della messe, che sta per inviare nella Sua messe, la nostra amata Chiesa diocesana di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, un altro operaio, il giovane diacono Filippo Piccininni, che questa sera ordinerò Presbitero.

Carissimi Presbiteri diocesani e religiosi, Diaconi, Religiose, Rettore e Formatori tutti del Seminario Regionale di Molfetta e del nostro Seminario Diocesano, Seminaristi del Maggiore, Comunità vocazionale diocesana, Comunità parrocchiali del Sacro Cuore di Gesù in Altamura, della Madonna delle Grazie in Gravina, della Cattedrale che questa sera ci accoglie, del tirocinio pastorale durante gli anni della formazione di Filippo, mamma, papà, sorella e familiari tutti: benvenuti e grazie per quanto – tutti e ciascuno di voi – ha potuto contribuire alla crescita vocazionale di Filippo.

 

La Parola

In questa assemblea liturgica è risuonata, ancora una volta, proclamata dai lettori e dal diacono, la Parola di Dio: lasciate che io auguri, a me e a voi tutti che l’abbiamo ascoltata, di avvertire nel cuore e nella mente quella “celestialità” di cui ci ha parlato l’apostolo Paolo, che ci rende simili all’uomo celeste che è Gesù Cristo. La Parola ascoltata, infatti, non porterà frutto, se non ci liberiamo radicalmente dai nostri pregiudizi “terrestri”, per lasciare spazio – nella Chiesa e nella nostra vita di discepoli – all’azione di grazia del Signore Gesù, “ultimo Adamo” e “spirito datore di vita”; perché non sarà facile per noi comprendere il fascino di quella parola che attraversa il racconto di ciò che accadde tra il re Saul e Davide, che nel Salmo responsoriale canta la tenerezza di Dio e che nel brano del Vangelo di Luca indica nel perdono vicendevole una delle condizioni forti della sequela del Maestro. Questa parola è: misericordia!

La fama di Davide, futuro re d’Israele, cresce a vista d’occhio; il popolo lo ammira e lo esalta, ma tutto questo suscita sentimenti di invidia e di odio nel re Saul, che – ormai stanco e frustrato – decide di togliere di mezzo questo suo nemico. Una storia emblematica di chi fonda la sua vita, le sue relazioni e le sue valutazioni sulla logica violenta del potere; di chi non vuole ombre attorno a sé; di chi, accecato dalla voglia di dominare sugli altri, si abbandona a progetti di eliminazione di chiunque ne ostacoli istinti e passioni e di chi diventa incapace di umanità e di compassione.

Quel giorno, Davide viene a trovarsi, per la seconda volta, nella condizione di vendicarsi, perché Saul è nelle sue mani; ma non acconsente a quanti gli suggeriscono di sbarazzarsi una volta per tutte del suo nemico. Al contrario, si muove a compassione, non sguaina la sua spada, si allontana e poi inizia un dialogo molto intenso, nel quale il re Saul torna a chiamare Davide “suo figlio”. La tradizione del libro dei Salmi attribuirà proprio a Davide l’inno di benedizione e di lode al Dio di Israele come Dio ricco di misericordia e di perdono.

È questa una vera e autentica rivoluzione nella relazione con l’altro, che si manifesterà pienamente nel discorso di Gesù alla folla, come racconta l’evangelista Luca nel brano or ora proclamato in questa nostra assemblea: amore invece che odio, benedizione e non maledizione, preghiera e non imprecazione, mitezza e non violenza, generosità senza contraccambio! In un crescendo di logica evangelica, che ci fa uscire da noi stessi, da quei vincoli di interesse che ci chiudono in una circolarità egoistica e di parte, sterile e priva di quella visione di fraternità che giunge a porgere l’altra guancia, abbraccia e genera misericordia, perché Dio è misericordioso.

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6, 37). Chiediamo al Signore la grazia della misericordia: è la grazia che non ci farà giudici degli altri, la grazia che ci eviterà di emettere sentenze, la grazia che ci verrà versata addosso per inebriarci totalmente di amore e di fraternità. Nella speranza che un giorno potremo cantare in eterno la Sua misericordia!

 

L’Ordinazione Presbiterale

Ed ora mi rivolgo a te, Filippo carissimo, che tra qualche momento, dopo che ti sarai alzato dalla prostrazione, avvertirai posarsi sul tuo capo le mie mani e quelle dei tuoi fratelli Presbiteri, nella silenziosa invocazione dello Spirito Santo che farà di te, chiamato dal Signore, un uomo afferrato da Lui, affascinato dalla Sua Parola, desideroso di servirLo e disposto a seguirLo, per essere inviato ad annunciarLo attraverso il ministero presbiterale, “nuova via” della tua santificazione.

A chi si apprestava a presentarti, ho chiesto se tu fossi “degno” di essere ordinato prete, e tutti abbiamo gioito nell’ascoltare che si pensa e si parla bene di te e del tuo cammino formativo, che oggi giunge a questo momento di grazia per te.

Solo di grazia? No, caro Filippo! Ancor prima che di “grazia”, tu sei qui quale segno della misericordia del Signore. Vengono in mente le parole scelte da Papa Francesco come motto del suo ministero episcopale: “Miserando atque eligendo”, tratte dall’Homilia 21 di Beda il Venerabile, il quale così scriveva a commento di Mt 9, 9: “Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. Vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: «Seguimi», cioè imitami. Seguimi, disse, non tanto con il movimento dei piedi, quanto con la pratica della vita. Infatti «chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato» (1Gv 2, 6)”.

Lo stesso Papa Francesco, ricevendo lunedì 7 febbraio u.s. la Comunità del Pontificio Seminario Lombardo in Roma, ha detto loro: “Per favore, non rimaniamo barricati in sacrestia … C’è un mondo che attende il Vangelo e il Signore desidera che i suoi pastori siano conformi a Lui, portando nel cuore e sulle spalle le attese e i pesi del gregge. Cuori aperti, compassionevoli, misericordiosi … e mani operose, generose, che si sporcano e si feriscono per amore, come quelle di Gesù sulla croce. Così il ministero [presbiterale] diventa una benedizione di Dio per il mondo. … Siate perciò tessitori di comunione, azzeratori di disuguaglianze, pastori attenti ai segni di sofferenza del popolo. … siate competenti e coraggiosi nel levare parole profetiche in nome di chi non ha voce. … vi invito a chiedere a Dio di sognare la bellezza della Chiesa”.

Don Filippo carissimo, tu ti incammini su una strada pericolosa, quella segnata dal Vangelo, e per una scelta di vita, la sequela di Cristo, ai limiti della follia secondo la logica mondana: soltanto la consapevolezza e la coerenza quotidiane con i “SÌ” di questa sera ti indicheranno come un discepolo che davvero è abitato dal Signore. Trasparenza di comportamenti, relazioni affettive da cuore indiviso, libero dalle cose per servire il Signore e quanti verranno affidati alla tua guida, per un ministero presbiterale gioioso, che sappia infondere coraggio e fiducia, che sappia guardare con occhi di com-passione, che ti faccia ogni giorno compagno di viaggio nel nostro camminare incontro al Signore: è questo il nostro augurio per te!

Sorelle e fratelli carissimi, con questi sentimenti entriamo nelle parole e nei segni intensi e profondi della Liturgia di Ordinazione, per continuare poi la Celebrazione Eucaristica, invocando su questa nostra assemblea l’intercessione della Vergine Maria e dei nostri Santi Patroni.

Amen! Così sia!

 

+ Giovanni, Vescovo

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