L’Epifania, il difficile ed esaltante cammino della fede – Diocesi Ugento Santa Maria di Leuca

 
 

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Omelia nella Messa della solennità dell’Epifania del Signore
chiesa Cattedrale, Ugento, 6 gennaio 2023

Cari fratelli e sorelle,

il cammino dei Magi è un simbolo del cammino della fede. Si tratta di lasciarsi interrogare dall’avvenimento di Cristo, scrutando alla luce della Parola di Dio le tracce della sua presenza nel mondo per discernere i segni dei tempi.

I Magi, cercatori di Dio 

I Magi insegnano che bisogna disporsi a partire. Avevano anche loro ottimi alibi per non muoversi e rimanere nel loro paese. Non mancavano di nulla sul piano culturale e materiale. Avevano tutto quello che occorreva per fare una vita comoda. Potevano starsene tranquilli. Invece, si sono lasciati inquietare da una domanda e da un segno: la nascita, in una terra lontana, di un bambino! Non si sono rinchiusi e intorpiditi nella tana dell’apatia e della pigrizia, ma si nono lasciati illuminare dalla luce della stella che ha acceso in loro la nostalgia di nuovi orizzonti. I loro occhi non erano rivolti alla terra, ma aperti al cielo. E guardando in alto, si sono lasciti folgorare dalla luce dell’astro celeste.

 Il viaggio della vita e il cammino della fede hanno bisogno di desiderio. Altrimenti si rimane come “parcheggiati”, senza slancio verso quell’oltre ancora sconosciuto e ignoto che fa presagire novità isperate. Occorre essere uomini dal cuore inquieto. Uomini in attesa, che non si compiacciono delle loro fragili sicurezze. Bisogna essere “cercatori di Dio”.

La ricerca nasce dal desiderio. Bisogna saper desiderare, cercare oltre l’immediato e il visibile, accogliere la vita come un mistero che ci supera, come una feritoia che invita a guardare oltre. Come una tela bianca, essa ha bisogno di ricevere colore. Credere vuol dire essere impastati di desiderio, orientando lo sguardo verso orizzonti infiniti. 

«La nostra vita – diceva sant’Agostino – è una ginnastica del desiderio»[1]. I Magi rappresentano la “scuola di desiderio” ossia la disponibilità a partire, non appena sorge la stella. Sono i desideri a permettere di alzare il capo e levare gli occhi verso l’alto, oltre le barriere dell’abitudine, della quotidianità appiattita dal consumo, dalla pratica religiosa ripetitiva e stanca, dalla paura di mettersi in gioco e di impegnare le proprie energie per cambiare in meglio il mondo. 

Nel nostro tempo, invece, siamo troppo ripiegati su noi stessi e facciamo fatica ad alzare lo sguardo verso il cielo. Siamo sazi di tante cose, ma privi della nostalgia di Dio. La società consumistica soffoca ogni desiderio dell’invisibile e dell’eterno. Il cuore si ammala quando i desideri coincidono solo con i bisogni. La fede, invece, eleva i desideri e li purifica, li guarisce, risanandoli dall’egoismo e aprendoli all’amore per Dio e per i fratelli. Non lasciamoci vincere dall’apatia, dalla rassegnazione e dalla tristezza di una vita piatta. Lasciamoci, invece, inquietare dalle speranze e dai desideri, dagli interrogativi e dai dubbi delle persone del nostro tempo. I Magi ci insegnano che abbiamo bisogno di una fede coraggiosa, che non abbia paura di sfidare le logiche oscure del potere per diventare seme di giustizia e di fraternità.

Erode, la sete di potere 

In tal modo potremo vincere il “male di Erode”, la terribile malattia del potere e del denaro che degenera nel regno della violenza e delle armi. Sono tanti, oggi, gli Erode che seminano morte e fanno strage di poveri e innocenti, nell’indifferenza di molti. Molte sono le guerre dimenticate di cui nessuno ne parla.

Il Rapporto della Caritas sui conflitti dimenticati, Il peso delle armi, fornisce dati allarmanti sui conflitti nel mondo, sulle loro cause e sugli effetti che producono. Guerra e povertà sono un binomio inscindibile. Anche l’impatto dei cambiamenti climatici è causa di conflitti e migrazioni. Prospera così l’industria delle armi. La disponibilità di strumenti bellici è una delle cause della profonda instabilità politica che colpisce grandi regioni in Africa, Asia, Medioriente ed ora anche in Europa.

 Nella classifica dei paesi esportatori di armi ci sono in testa gli Stati Uniti col 34,0%, seguiti da Russia (22%), Francia (6,7%), Germania (5,8%), Cina (5,7%) e Regno Unito (4,8%). Seguono poi Israele e Spagna con entrambi il 2,9%, quindi l’Italia col 2,5%. Tra i principali importatori di armi ci sono Arabia Saudita, Emirati Arabi, Australia, Iraq e Pakistan, paesi che contribuiscono ad alimentare i conflitti in Yemen, Nord Africa e Medio Oriente. Scandaloso è il fatto che cinque dei sei Paesi esportatori di armi sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu, organismo che fu concepito proprio per prevenire le crisi e tutelare i diritti umani fondamentali nel mondo. 

La stella che brilla e orienta il cammino

Per l’Ucraina, in modo particolare, questo è stato il primo Natale in guerra. Per la popolazione è stato quasi impossibile vivere le feste e i consueti riti con gioia e serenità. Tra queste tradizioni, vi è una particolarmente significativa: addobbare l’albero con le ragnatele. Si tratta di una tradizione molto diffusa, che affonda le sue radici in una nota leggenda, secondo la quale una vedova viveva coi suoi figli in una capanna in assoluta povertà. Un giorno una pigna cadde da un pino non lontano dalla casa e un albero mise radici. I bambini erano particolarmente eccitati all’idea che finalmente avrebbero avuto un albero tutto loro per Natale e si premurarono di curarlo con attenzione. Il giorno della vigilia tuttavia l’albero era ancora spoglio, la vedova infatti non aveva possibilità economiche per decorarlo. I bambini andarono a letto con i rami dell’albero spogli. I ragni di casa, sentiti i loro pianti e la loro tristezza, presero a cuore la situazione e, nella notte, decisero di tessere la loro tela sull’albero. Al risveglio la mattina di Natale, alle prime luci dell’alba, le ragnatele brillavano come fili d’oro e d’argento, regalando ai bambini un albero interamente decorato. La speranza è che il miracolo si avveri anche oggi e le luci di guerra si trasformino in luce di pace.  

Mettiamoci in cammino con i Magi alla ricerca di Cristo, il «principe della pace» (Is 9,6). Rinnoviamo la nostra fede. Seguiamo la luminosa scia della stella. Sono molti i significati che essa rappresenta. La stella sono le persone buone che, prendendoci per mano come veri mistagoghi di luce e di amore, ci guidano a contemplare il mistero del Verbo incarnato, del Dio fatto uomo. La stella è la sincera ricerca della sapienza, del senso della vita che solo la Parola di Dio può spalancarci in modo unico ed esigente. La stella è la luce del Signore stesso, l’Epifania del suo amore vero, reale e sostanziale dell’Eucaristia, sorgente e culmine, alimento e manifestazione di ogni gesto di carità e di amore verso i fratelli. La stella che sorge a Natale aprirà la mente e il cuore alle meraviglie di Dio, alla sorpresa di cui canta il poeta Ungaretti in una breve lirica: «Sorpresa / dopo tanto / d’un amore // Credevo d’averlo sparpagliato / per il mondo»[2].


[1] Agostino, Trattati sulla prima lettera di Giovanni, 4, 6. 

[2] G. Ungaretti, Casa mia, in L’allegria, nella sezione Ultime.

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